venerdì 22 luglio 2011

Tedesco salvato, "Dimettiti". "No, resto"


Tedesco graziato al Senato mette in difficolta il PD!

                                                             di Marco Gorra

Per essere uno cui è stato appena negato quanto invocato per mesi, il senatore eletto col Pd (ora nel Misto) Alberto Tedesco non pare così affranto.
Aula del Senato, sì e no le sette di ieri sera.
Le lucine verdi che, a Montecitorio, hanno decretato l’arresto di Alfonso Papa si sono appena spente che tocca a quelle di Palazzo Madama.


Si decide del destino del parlamentare pugliese, per cui la magistratura di Bari ha chiesto gli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, concussione, turbativa d’asta ed abuso d’ufficio.
L’inchiesta è quella sulla presunta Sanitopoli pugliese, e Tedesco ci finisce in mezzo in quanto assessore alla Sanità nella giunta regionale di Nichi Vendola.
E che l’inchiesta sia da temere lo dimostra la reazione del Pd, che all’indomani delle dimissioni di prammatica presentate da Tedesco, candida all’Europarlamento l’allora senatore (ed ex ministro di Prodi) Paolo De Castro.
Che, coincidenza, lascia il seggio di Palazzo Madama proprio a Tedesco, casualmente primo dei non eletti.

Che al Nazareno siano stati lungimiranti lo si capisce nel febbraio scorso, quando la magistratura pugliese chiede l’arresto di Tedesco solo per essere stoppata sulla soglia di Palazzo Madama.
Fino a ieri.

Fino a quando, esaurito il tempo massimo in Giunta, il caso Tedesco arriva in Aula.
La situazione è tesa: l’opposizione e la Lega (che pare trovarsi assai a proprio agio nella veste neo-manettara) si dichiarano intenzionati a votare sì.
Pdl e Coesione nazionale, in nome del principio, propendono per il no.
Da Montecitorio, come accennato, arriva la notizia del via libera all’arresto di Papa.
E il caos è completo.

Le dichiarazioni di voto scorrono via secondo pronostico.
Poi tocca a lui, a Tedesco.
E si vola alto: «Ribadisco la mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati», e fin qui.
Subito dopo, però, il colpo ad effetto: «Vi chiedo sommessamente», dice con la voce incrinata il senatore pugliese tra gli applausi dei suoi, «di rispondere positivamente alla domanda della magistratura barese e di farlo alla luce del sole».
L’intervento è un crescendo di emozioni che culmina - e qui la voce dell’oratore è rotta dalla commozione - nella citazione del Pietro Nenni di «si faccia ciò che si deve,  accada quel che può».

A quel punto rimane solo da votare, e uno penserebbe che mai verdetto è stato più scritto: i numeri a favore dell’arresto sulla carta ci sono (la maggioranza senza Lega ha 141 voti al massimo) e la vittima ha appena finito di chiedere di essere immolata.
Il Pdl chiede ed ottiene il voto segreto, ma nessuno si fa troppe illusioni.
Pronti, via si vota: tutti schiacciano secondo coscienza e poi alzano lo sguardo al tabellone elettronico.

Che, dopo un istante di suspance, si illumina a festa: 151 no, 127 sì e 11 astenuti. Alberto Tedesco è salvo.

Alla fine gli aruspici parlamentari della maggioranza emetteranno il verdetto: a sfilare le manette dai polsi di Tedesco sono stati una trentina di senatori di opposizione (il toto-quote dà un paio di dozzine del Pd e una manciata degli altri partiti).
E il Pd, che aveva appena finito di esultare per aver mandato in galera Papa, si becca sulla testa la più fredda ed imbarazzante delle docce.

Perché mentre si cerca di controbattere che in realtà Tedesco l’ha salvato la Lega, dalla maggioranza parte la richiesta di dimissioni.
Che poi è l’uovo di Colombo: volevi farti arrestare ma la casta ti ha salvato lo stesso? Benissimo, ti dimetti e un minuto dopo sei ai domiciliari proprio come volevi tu.
La speranza, però, è uccisa nella culla dallo stesso Tedesco.
Che, beffardo, dichiara di «non essere un dimissionario professionista» e che «con le dimissioni avrei dato ragione ai pm».
Bersani, che ha già fatto partire la moral suasion, prende tempo: «Vedremo quali saranno le sue riflessioni».
Ma butta male anche qui: «Ho già riflettuto, non mi dimetto: la carcerazione preventiva è una barbarie» risponde Tedesco a stretto giro.
E la festa del Pd è definitivamente rovinata.

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.