domenica 31 luglio 2011

SOLIDARIETA' A GASPARRI : «Le querele a raffica non li salveranno»

VOGLIA DI BAVAGLIO



Gasparri denunciato da tutta la famiglia del sindaco di Sesto «È come la class action contro “Libero”, ma non ci faremo zittire»


 Di CATERINA MANIACI


«Se pensano di intimidirmi con le querele si sbagliano di grosso. Si sta diffondendo un pesante clima di intimidazione inaccettabile. Chiedo la solidarietà anche dei lettori di «Libero», che giudicheranno la vicenda in tutta la sua gravità».
 
Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, reagisce alle accuse e alla raffica di querele annunciate dalla famiglia Oldrini.
L’ultima è quella di Gabriella, figlia di Abramo, sindaco dal 1946 al 1962 di Sesto San Giovanni (Milano) e sorella dell’attuale primo cittadino Giorgio, nonché di figli e nipoti.
Tutto è stato innescato dall’intervento di Gasparri di venerdì in aula, nel quale aveva risposto al Pd che aveva parlato di “regime”, invitando il partito d’opposizione a guardare «in casa vostra, a Sesto San Giovanni, dove i sindaci di sinistra, di padre in figlio, continuano ad alimentare un clima di illegalità».

A Sesto per il caso Penati?
«La Stalingrado d’Italia... Una definizione che non ho inventato io di certo. Gli ultimi scan dali arrivano da lì, non ho nominato nessuno, ho solo ricordato che quello è un vero e proprio regime.
Del resto, tengo a esprimere la mia solidarietà alla città di Sesto, vittima di questo sistema di consorterie che la vicenda Penati ha messo in luce. Ma ci sono indagini in corso: si vedrà se le accuse hanno riscontri oggettivi».
La famiglia Oldrini non l’ha presa bene. E del resto da giorni arrivano minacce di querele
da parte del Pd.
A partire dal segretario Bersani e la sua idea di una class ac-tion contro la macchina del
fango. Voi di «Libero» e i vostri colleghi del «Giornale» ne sapete qualcosa. Basta parlare di questione morale e si tocca un nervo scoperto. Chi punta il dito sulla questione morale che sta devastando il Pd viene subito colpito.
Ma io, ribadisco il concetto, non ci sto e rivendico la mia libertà d’espressione che ho esercitato in Parlamento e che viene garantita dall’articolo 68 della Costituzione.
Mi chiedo come si faccia a contestare un simile diritto...»

Il Pd continua a rivendicare una diversità, rispetto al Pdl, per quel riguarda integrità, eti cità, insomma quel che si definisce questione morale. Rivendicazione giusta?
«Sì, in una cosa hanno ragione: sono diversi. Ma perché sono peggiori. E non da oggi. Anche il Pci di Enrico Berlinguer - nonostante le apologie ancora imperanti e nonostante la certezza sull’onestà personale del leader - riceveva conclamati finanziamenti illeciti. Quindi si tratta di una vicenda che parte da lontano».

Ricevere soldi per il partito è meno grave che intascarli per se stessi?
«Direi proprio di no, anzi mi pare una aggravante.
Un ladro è un ladro e può capitare anche all’interno o di un partito, qualsiasi partito, anche in quello in cui milito io oggi. Ci sono degli indagati, vedremo come si concluderanno le vi cende processuali.
Dunque, ci vuole rigore morale, verifiche e tutto quel che serve per far luce su questi fatti e per circoscriverli: ma siamo comunque dinanzi a singoli responsabilità.
Quando però uno ruba, o tenta di rubare, per conto di un partito significa che non è solo
lui il ladro, ma anche il sistema per cui ha agito».

Nessuna superiorità morale?
«Proprio no. Scusi, ma se lei entra in un supermercato e ruba del formaggio è una ladra, no?

Direi di sì...
«E se poi lo fa per procurare il pranzo a tutti i suoi colleghi, e viene acciuffata, risulterà una ladra che fa parte di un bel consorzio di ladri, no?
Un principio che deve valere per tutti, nessuno escluso.
Altrimenti torniamo al principio della “Fattoria degli animali” di George Orwell: “Tutti gli ani-mali sono uguali, ma alcuni  animali sono più uguali di altri”»

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