domenica 31 luglio 2011

ALTRO REGALO DI ROMANO PRODI

CHIUSA L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA SUL FALLIMENTO DELLA COMPAGNIA AEREA
                                               Alitalia, ex manager verso il processo

È stata chiusa ieri dalla procura della Repubblica di Roma l’inchiesta sul dissesto dell’Alitalia: a sette manager è stato notificato l’avviso che può preludere al rinvio a giudizio. Bancarotta il reato contestato a tutti, su alcuni gravano anche altre ipotesi. Ecco il dettaglio delle accuse, tenendo presente che solo di accuse si tratta e non di sentenze di condanna.

I cargo Il primo degli episodi riguarda l’ex amministratore delegato e presidente Giancarlo Cimoli e l’ex ad Francesco Mengozzi e si riferisce alla gestione del settore cargo (trasporto di merci), che secondo il magistrato era «economicamente abnorme sia in ragione del numero esorbitante del personale di volo (135 piloti per 5 aeromobili come risulta all’atto della dichiarazione di insolvenza della società), con una eccedenza tra il 30 e il 50% rispetto al fabbisogno effettivo. Per il settore le perdite accumulate comportano un danno di 398 milioni 403 mila euro.
Lo scorporoIl secondo episodio, che coinvolge ancora Cimoli e i dirigenti Gabriele Spazzadeschi e Pierluigi Ceschia, riguarda lo scorporo di cinque rami dell’azienda (manutenzione aeronautica, assistenza aeroportuale, servizi condivisi, servizi call center e information technology) conferiti a una nuova società denominata Alitalia Servizi Spa e la creazione di due distinti gruppi societari, il Gruppo Alitalia Fly e il Gruppo Alitalia Servizi. Secondo il magistrato questa operazione è priva di intrinseche giustificazioni economiche.
VolareIl terzo episodio che riguarda Cimoli, Spazzadeschi, Ceschia, Giancarlo Zeni e Leopoldo Conforti si riferisce all’acquisizione nel 2006 della compagnia Volare per 38 milioni di euro, corrispettivo che il magistrato definisce incongruo e irragionevole (oltre che superiore di 9 milioni alla seconda offerta di acquisto formulata da AirOne) sia in termini assoluti, sia in relazione alle condizioni di mercato, sia alla situazione economico-finanziaria di Alitalia. «Una siffatta operazione - afferma il magistrato - si è tradotta nell’acquisto, privo di autonome e razionali giustificazioni oltreché del tutto avulso dal piano industriale, del complesso aziendale di un gruppo societario in crisi, posto in essere da una società a sua volta in gravi difficoltà economiche. Con il duplice effetto di determinare una rilevante dissipazione delle residue risorse di Alitalia Spa all’atto dell’acquisto dell’azienda e di risolversi poi in ripetute distrazioni di risorse societarie di Alitalia a favore di Volare».
EuroflyUn’altra contestazione fatta a Mengozzi e a Ceschia concerne la cessione da parte di Alitalia del 100% della propria partecipazione nella società Eurofly Spa a Effe Luxemburg Sa per 13.389.697,40 euro, da ritenere incongruo e irragionevole in quanto nella valutazione della partecipazione ceduta non si era tenuto conto di una serie di circostanze, tra cui una recentissima onerosa ricapitalizzazione di 5 milioni di Eurofly intervenuta nell’aprile 2003; della contestuale operazione con la quale Alitalia acquistava crediti di Eurofly, e del fatto che contestualmente alla cessione della partecipazione, Alitalia cedeva alla Eurofly diritti di opzione relativi all’acquisto di 13 aeromobili. Il magistrato rileva che in seguito a queste operazioni si è verificato «un grave e ingiustificato depauperamento così da integrare gli estremi della dissipazione del patrimonio aziendale».
McKinseyUn’altra operazione contestata è l’attribuzione alla società McKinsey di una consulenza della durata di tre anni per complessivi 50.882.750 euro. Secondo il magistrato tale consulenza «estremamente onerosa in sé e straordinariamente gravosa per una società già in gravi difficoltà economiche e finanziarie» è stata connotata, oltreché dalla carenza di una preventiva valutazione di prevedibili oneri economici, dall’attribuzione di un incarico di eccezionale rilevanza senza una preventiva ricognizione del mercato e una adeguata comparazione tra diverse possibili offerte; dall’estrema indeterminatezza di fondamentali elementi qualificanti le prestazioni che la McKinsey doveva fornire; e dalla mancata attuazione di controlli da parte dell’Alitalia. E ciò, dice il magistrato, senza che l’opera di consulenza abbia prodotto risultati apprezzabili.
Spadaccini
L’ultimo episodio di bancarotta contestato a Giancarlo Cimoli e a Gennaro Tocci è relativo alla mancata cessione al gruppo imprenditoriale Spadaccini di due aerei al prezzo di 3 milioni di euro. Per questi stessi aerei, rileva il magistrato, dal 2006 al 2008 Alitalia pagò più di 6 milioni di euro.
Fonte: Luigi Grassia

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.