giovedì 21 luglio 2011

"Il Parlamento non è un tribunale, difendiamo lo Stato e le sue istituzioni"

                                                           di Gaetano Quagliariello
 
 

Pubblichiamo il testo integrale dell'intervento che ha tenuto ieri a Palazzo Madama il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello.
Il suo discorso ha preceduto la votazione sulla richiesta di arresti domiciliari nei confronti di Alberto Tedesco.
L'intervento di Quagliariello, incentrato sulla difesa delle istituzioni, è chiaro: il Parlamento non è un tribunale e, dunque, non ha la facoltà di giudicare nel merito dei reati penali. Tuttavia ha prerogative che devono essere difese: in gioco c'è l'integrità del Parlamento, dello Stato e delle istituzioni.

Signor Presidente, onorevoli senatori,
vorrei sgombrare subito il campo da un equivoco.
Qualunque sarà la determinazione che verrà assunta oggi in quest'Aula sulla richiesta di custodia cautelare nei confronti del senatore Tedesco, anche nel caso in cui, come noi auspichiamo, tale richiesta sarà respinta, non stiamo affermando che nella sanità pugliese in questi anni non sia successo niente.
Non stiamo cancellando con un colpo di spugna una storia di clientele e clientelismi, di nomine, appalti e inopportune commistioni che sul piano politico ci sentiamo di dover stigmatizzare, come ha fatto poco fa il collega Amoruso.

Dirò di più, signor Presidente: se oggi il Pdl può permettersi di difendere il Parlamento e dire "no" all'arresto del senatore Tedesco senza timore che questo passi per un'assoluzione politica, è perché il centrodestra non ha aspettato che intervenisse la magistratura per denunciare pubblicamente una gestione della sanità opaca, come fabbrica di voti e serbatoio di affari, da parter del centrosinistra, dell'ex assessore Tedesco e dello stesso presidente Vendola.
Il collega Saccomanno potrebbe testimoniare le lunghe sedute del Consiglio regionale della Puglia, nella passata legislatura, spese a far presente al presidente Vendola quanto difficilmente conciliabili fossero gli interessi della famiglia Tedesco in campo sanitario con il ruolo di assessore nello stesso settore.

Cosa accadeva nel sistema della sanità pugliese lo sapeva, dunque, anche il presidente Vendola, che a suo tempo si presentò in Consiglio regionale a difendere il suo assessore, salvo poi vestire i panni del moralizzatore alle prime avvisaglie di un interessamento dell'autorità giudiziaria, come se questo bastasse a cancellare le responsabilità politiche.
E in tempi assai lontani, prima ancora che la sinistra conquistasse il Governo della Regione Puglia, la stessa procura di Bari, quella della precedente gestione per intenderci, sapeva in che modo l'allora consigliere Alberto Tedesco cercasse di favorire affari che gli stavano a cuore.
Ma mentre concentrava straordinarie attenzioni su Raffaele Fitto - il senatore Li Gotti che ha letto i documenti lo sa meglio di me - quella procura assolveva Tedesco e anzi non lo indagava proprio.
A rilevarlo, colleghi, non siamo noi, ma gli stessi magistrati. Basta leggere, ad esempio, il provvedimento del tribunale del riesame sul caso del quale ci stiamo occupando.

Ma non è questo il centro del problema.
Noi stiamo per votare la richiesta di arresto preventivo di un parlamentare.
Sull'uso della custodia cautelare nel nostro Paese auspichiamo prima o poi un dibattito ad hoc.
In questa sede vale, però, la pena ricordare che nella nostra procedura penale le misure cautelari servono a impedire la fuga, l'inquinamento delle prove, la reiterazione del reato, ed è prassi che il Parlamento valuti anche questi aspetti e non solo l'eventualità di un fumus.

Le misure cautelari hanno dunque un senso se sono immediate e in qualche modo "a sorpresa".
Se l'indagato sa con largo anticipo della richiesta di arresto pendente nei suoi confronti, com'è inevitabile che sia nel caso di un parlamentare a causa delle procedure previste, avrebbe tutto il tempo di scappare, inquinare le prove o reiterare il reato.
La vicenda di Toni Negri in tal senso è eloquente.
Né quest'Aula può accedere alla tesi per cui Alberto Tedesco, pur avendo cessato ogni carica nella Regione Puglia, potrebbe reiterare il reato in quanto senatore, quasi che la qualifica di parlamentare fosse in qualche modo criminogena.

Presidente Finocchiaro, non si difendono così il nostro onore e le nostre istituzioni!
L'idea dell'arresto preventivo di un parlamentare, insomma, ci convince poco già sul piano della logica.
Ma al di là di questa c'è una ragione più profonda che investe il fondamento stesso delle nostre istituzioni. Senatore Tedesco, mi rivolgo a lei con la dura lealtà che si deve a un avversario politico in un momento come questo.
Lei aveva chiesto nei suoi interventi pubblici e in Giunta che il Senato riconoscesse l'esistenza di un fumus nei suoi confronti o, in alternativa, autorizzasse il suo arresto, e ancora oggi chiede al Senato di farla arrestare. Noi che ragioniamo dal punto di vista delle istituzioni la pensiamo esattamente al contrario.
Quest'Aula non la può assolvere perché non è un tribunale.
A giudicarla penalmente ci penseranno i magistrati. E a nostro avviso, lei non è un perseguitato.
Ma noi possiamo difendere le sue prerogative, perché difendendo le sue prerogative difendiamo il Parlamento, le istituzioni e lo Stato.
E lo facciamo da avversari, esprimendo il giudizio politico più pesante sul suo operato. Perché noi sappiamo distinguere.

Senatore Tedesco, se invece lei ritiene di voler andare incontro alla giustizia - mi dispiace, senatrice Finocchiaro, Totò non c'entra niente - di consegnarsi agli arresti domiciliari, allora c'è una strada per farlo, ed è quella di dimettersi. Lei può dimettersi e farsi arrestare, ma non può pretendere da noi l'abbattimento di quell'ultimo residuo contrappeso nel rapporto tra giustizia e istituzioni rappresentative della sovranità popolare.
Si dimetta, senatore Tedesco, e consenta a chi era in lista dopo di lei di prendere il suo posto e garantire il plenum dell'Aula, così come lei si è trovato "casualmente" a sostituire il senatore De Castro dopo le ultime elezioni europee.

Senatrice Finocchiaro, lei lo sa bene, perché viene dalla sua terra.
C'è chi, prima del senatore Tedesco, da questi stessi scranni è andato incontro alla galera, ma non ha preteso che la sua scelta personale gravasse sulle istituzioni.
Lei può fare altrettanto, senatore Tedesco, e invece non lo fa.
Oggi abbiamo letto un'intervista nella quale lei sostiene che le sue dimissioni sarebbero un vulnus nei confronti del Senato.
No, senatore Tedesco, ancora una volta è vero il contrario: il vero vulnus nei confronti del Parlamento sarebbe dire sì alla richiesta di arresto.

Colleghi della sinistra, sappiamo bene che fuori da queste mura già si preparano nuovi roghi, nuove pire - ha fatto riferimento anche ad esse, senatore Tedesco -, ma se ci troviamo qui dentro siamo tenuti anche al coraggio di decidere non sulla base della convenienza politica di un momento, ma di princìpi che valgono per gli amici e per gli avversari, per chi è innocente e anche per chi sarà, forse, riconosciuto colpevole.

L'antipolitica non si può sfamare, collega Finocchiaro, dandole in pasto le istituzioni o consegnando alla magistratura la facoltà di intaccare l'integrità del plenum delle Camere, e dunque determinare l'esistenza o meno delle maggioranze e la sopravvivenza dei Governi.
Ai tempi del Governo Prodi, con un solo voto di scarto in Senato, ci sarebbe voluto davvero poco perché ciò accadesse.
Ai nostri avversari diciamo dunque: fermatevi, pensateci bene.
Non consentite che a trionfare sia l'antiparlamentarismo travestito da politicamente corretto, altrimenti da qui a breve la politica, la politica di tutti, e le istituzioni, quelle di tutti, ne potrebbero restare travolte.

Gli eventi del 1992‑1994 avrebbero dovuto insegnare qualcosa anche a voi.
I partiti hanno a disposizione molti strumenti per sanzionare politicamente comportamenti che si ritengono scorretti.
Esistono le sospensioni, le espulsioni, la possibilità di migliorare la qualità della classe dirigente e della rappresentanza.
Ma questa responsabilità, che è politica, non la si può scaricare sulle spalle delle istituzioni.
E se proprio non ce l'avete il coraggio di fondare il vostro parlamentarismo su principi solidi, ancorché qualche volta impopolari; se proprio non ce la fate a resistere al richiamo dell'antipolitica ed a sopportare il suo giudizio sommario, vorrà dire che ci faremo carico noi di difendere le istituzioni.
E lo faremo!
Lo faremo anche in nome di una parte della vostra tradizione.

Andate a leggere le pagine di Umberto Terracini o di Fausto Gullo.
Senatore Tedesco, le consiglio una citazione di Pietro Nenni, ancora attualissima: non c'è nessun puro che prima o poi non venga epurato da qualcuno più puro di lui.
Senatore Tedesco, lei ha chiesto a quest'Aula di essere assolto o di essere arrestato.
Io chiedo al Gruppo del PdL e a tutta l'Assemblea, a voto segreto, perché non riconoscere uno spazio alla coscienza quando è in gioco la libertà personale significherebbe essere a un passo dalle pratiche dei regimi totalitari - altro che parlamentari - di non assolverla, ma di non acconsentire a un arresto che sarebbe ingiusto per lei, grave per le istituzioni parlamentari, offensivo per ciò che tutti noi rappresentiamo, perché annullerebbe il giudizio politico facendolo coincidere con il giudizio penale, per giunta con rito abbreviato.

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