domenica 24 luglio 2011

Casta: dopo dieci anni di tagli ci costa mezzo miliardo in più

di Franco Bechis

Per dieci anni hanno finto tutti i governi di tagliare i costi della politica. E invece è accaduto l’esatto opposto. Tanto che se nel 2001 per mantenere Camera e Senato si spendeva poco più di un miliardo di euro, nel 2011 si spenderà un miliardo e mezzo. La differenza è di 469 milioni di euro, non una bazzecola.


Perché quella cifra da sola riesce a mantenere una Camera in più, la terza. Mentre si prendevano in giro gli italiani dicendo che il Palazzo stringeva la cinghia, si è tolta dalle tasche dei contribuenti una cifra che sarebbe in grado di mantenere da sola due Senati francesi, giusto per fare un esempio europeo.

Dieci anni fa la Camera costava 736 milioni di euro. Quest’anno il suo costo è di 993 milioni di euro. Con il Senato le spese pazze della politica sono perfino andate peggio, quasi raddoppiate: nel 2001 erano 320 milioni di euro, oggi sono 535 milioni di euro.
Non c’è una sola voce di spesa che sia diminuita.
Nemmeno quell’indennità parlamentare che è stata pure limata in questi anni. Perché nel decennio prima ha avuto gli scatti in avanti e poi quelli indietro, ma il risultato finale è che ancora più alta oggi di allora.
Fra stipendi e rimborsi spese i parlamentari costavano nel 2001 quasi 225 milioni di euro. Oggi quella cifra è salita di una ventina abbondante di milioni a 245 milioni di euro. Percentualmente è meno del dieci per cento, e in dieci anni vuole dire meno dell’inflazione reale.

Però se si somma la crescita clamorosa della spesa per altri benefit, come i trasporti e la ristorazione, il pacchetto del trattamento economico complessivo dei parlamentari è cresciuto assai più della rivalutazione monetaria prevista dall’Istat. Il conto del ristorante degli onorevoli è passato da 3,6 a 8 milioni di euro, ed è quindi più che raddoppiato.
Quello dei trasporti aerei, in treno, autostradali e marittimi è quasi triplicato, passando da 8,9 a 20,9 milioni di euro.
Cresciuti notevolmente anche i contributi dati nei due rami del Parlamento ai gruppi parlamentari, e anche questa voce ha un beneficio indiretto sulle tasche di deputati e senatori. Nel 2001 infatti erano trasferiti ai gruppi parlamentari 54,1 milioni di euro fra Camera e Senato. Dieci anni dopo quella somma è lievitata di 20,1 milioni di euro raggiungendo i 74 milioni. I gruppi erano allora 7 più quello misto, e oggi sono esattamente gli stessi: sette più il misto.

Semplicemente si sono trasferiti più soldi a ciascuno di loro.
Quei 74,3 milioni servono a pagare soprattutto gli stipendi del personale che collabora con i vari politici, ed è lì il vero beneficio. Ogni parlamentare riceve più di 4 mila euro al mese (la cifra è più alta in Senato che alla Camera) per rimborsare le spese di segreteria, compresa l’assunzione di uno o due assistenti parlamentari. Se le assunzioni le fa il gruppo parlamentare che è diventato più ricco, il singolo deputato o senatore quei soldi non li spende e se li mette in tasca come stipendio netto (non è tassato).

Fa una bella differenza, e anche le sforbiciate formali che sia il governo di Romano Prodi che quello di Silvio Berlusconi hanno inserito nelle varie finanziarie non hanno limato così lo stipendio reale dei parlamentari che è continuato a crescere di fatto. Lo stesso effetto indiretto si comprende dando un’occhiata alle spese del personale dipendente di Camera e Senato. Anche qui sulla carta i segretari generali dei due organi costituzionali hanno varato nel decennio cure dimagranti, limitando all’osso concorsi e nuove assunzioni per tagliare anche così le spese della politica. Qualcosa però non deve avere funzionato, perché nel 2001 la spesa del personale della Camera era di 188 milioni di euro.

Nel 2011 è diventata di 283 milioni di euro. In altra voce complementare il bilancio di Montecitorio registra la spesa per il personale esterno: era di 15,4 milioni di euro nel 2001, è diventata oggi di quasi 22 milioni di euro. Saranno aumentati gli stipendi, ma con un balzo simile è evidente che anche gli organici sono cresciuti. E non è andata diversamente in Senato: dieci anni fa il costo del personale dipendente era di 100 milioni di euro, oggi è di 145 milioni.

Fra l’uno e l’altro palazzo i costi del personale dipendente sono cresciuti del 48,62%, vale a dire di 140 milioni di euro. Anche qui è evidente: la differenza è identica alla spesa di personale che oggi sostiene il Senato. Facendo finta di tagliare i costi della politica, paghiamo invece anche i dipendenti di una Camera in più, la terza. Un miliardo e mezzo escluse le partite di giro (perché in realtà la spesa a palazzo è superiore). Che cosa abbiano tagliato, è davvero difficile da comprendere. Se avessero banalmente lasciato tutto come era nel 2001, solo rivalutando la spesa con l’inflazione, quel miliardo sarebbe oggi diventato un miliardo e 267 milioni di euro. E invece è cresciuto di altri 250 milioni che non trovano alcuna ragione ufficiale.

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.