domenica 31 luglio 2011

Il bluff del sindaco Pd costa 4 milioni all’Aquila

Spuntano irregolarità nei conti

Il governo stanzia 25 milioni, però Cialente vuole più soldi. Pur di ottenerli sfida gli ispettori, che lo sbugiardano

Di FRANCESCO PERUGINI




Il sogno di tutti i giocatori di poker è incontrare uno come Massimo Cialente.
Il sindaco dell’Aquila ha dimostrato di non saper bluffare e ha perso in una sola mano quattro milioni di euro.
Durante la partita sui trasferimenti statali al Comune per sopperire alle minori entrate post-terremoto - un piatto da oltre 20 milioni - il primo cittadino ha fatto tutti gli errori del principiante: si è esposto, ha sparato altissimo e soprattutto ha parlato troppo
«L’Aquila ha bisogno di 32 milioni», la posizione di Cialente.
«Ne avrà 25», ha rilanciato il governo.

Un buon “affare” in tempi di crisi generale. Il sindaco, però, non s’è voluto accontentare e ha puntato tutto: dimissioni minacciate (e poi ritirate) e invito al ministero delle Finanze a ispezionare il reale stato delle casse aquilane.



Purtroppo per Cialente, in via XX Settembre hanno voluto “vedere” e hanno mandato quelli dei Servizi ispettivi di finanza pubblica (Sifip) a spulciare i bilanci del
Comune della città devastata dal sisma del 6 aprile 2009.
La sorpresa è arrivata insieme con le conclusioni della verifica finanziaria: al Comune il terremoto ha causato una perdita non di 32 milioni, bensì di 21.
Una somma che include i 16 milioni di entrate minori, i maggiori costi per la pulizia e
mobilità (la città si è spezzettata e le spese di Asm e Ama sono cresciute).

Non solo, quindi, 11 milioni di euro in meno di quelli richiesti dal sindaco furbetto, ma anche quattro in meno di quelli ottenuti davvero dallo Stato.

Una bella batosta per la credibilità della giunta e per il primo cittadino già criticato dai suoi elettori per i ritardi nella ricostruzione e - più di recente -per la nomina di dirigenti senza concorso proprio nella municipalizzata che si occupa della nettezza urbana.

Al danno si è aggiunta la beffa quando l’opposizione è riuscita a venire in possesso della relazione conclusiva del dirigente ministeriale Aldo Falzone, protocollata il 14 giugno ma resa pubblica solo questa settimana in una conferenza stampa.
In tre settimane di lavoro, dal 12 aprile al 6 maggio, gli ispettori hanno analizzato i bilanci dal 2006 scoperchiando «il vaso di Pandora dove erano celati i panni sporchi dell’amministrazione», come ha detto Enzo Lombardi, presidente della commissione Garanzia e controllo del Comune.

I buchi,ancora prima delle uscite, riguardano le entrate e fanno tremare le casse comunali: sono iscritte a bilancio, infatti, somme che non verranno mai più incassate.

Quote Tarsu non riscosse dal 1998 (oltre 10 milioni), crediti registrati due volte (è il caso dei 3,3 milioni di euro di «introiti diversi restituzione Cas», replicati – forse per errore - anche anche sotto la dicitura «introiti per restituzione Cas»), mutui mai incassati dalla Cassa depositi e prestiti risalenti anche al 1973 (e in particolare 1,5 milioni di euro dimenticati nei conteggi del bilancio comunale).

Amnesie minori (poche migliaia di euro) riguardano gli oneri per l’urbanizzazione e l’acquisizione di aree industriali, in riscossione addirittura dal 1982.
Tutte voci - secondo Falzone - da eliminare subito dai bilanci comunali perché ne minano la veridicità.
E ancora i 45mila euro contestati al direttore della Provincia, Giovanni Di Pangrazio, passato “a scavalco” in Comune dopo la nomina dell’ex presidente provinciale Ste fania Pezzopane ad assessore alla Cultura della giunta Cialente.

L’opposizione ha chiesto la testa dell’assessore al Bilancio, Silvana Giangiuliani, che ha dato tutta la colpa alle amministrazioni precedenti prima di chiudersi nel silenzio.

Soprattutto perché, con questo documento, il ministero smentisce di fatto i proclami sul rispetto del Patto di stabilità.
«Le modalità di gestione dei residui attivi hanno alterato il processo di gestione del bilancio poiché hanno garantito un equilibrio contabile al quale, tuttavia, non è corrisposto un equilibrio sostanziale».

Dopo che il terremoto ha distrutto le loro case, ora gli aquilani rischiano di perdere molto più di quattro milioni di euro (che pure avrebbero fatto comodo): in gioco c’è la faccia di una città che prova a rialzarsi da un’immane tragedia.
E che non merita di fare figuracce..

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.