mercoledì 20 luglio 2011

San Raffaele, il Fatto Quotidiano non si smentisce Muore Cal, parlano di Berlusconi. E godono

Il giornale di Padellaro e Travaglio: "Suicidio di un impero". Siamo tornati ai toni forcaioli di Tangentopoli

                                                        DI Filippo Facci

                                                
 
Che noi giornalisti siamo un branco di iene (chi più, chi meno) lo si capisce in particolare quando ci occupiamo di suicidi.
Da una parte, quando riguardano sconosciuti, tendiamo a non occuparcene per importanti motivazioni sociali: è dimostrato che le notizie su questo tema possono favorire emulazioni e perciò tendiamo a nascondere che in Italia si tolgono la vita mediamente 4300 persone all’anno.
Questo, appunto, da una parte.
Dall’altra, quando il suicida è una persona famosa o legata all’attualità, noi giornalisti sappiamo fare schifo come nessuno: rimangono epici i titoloni sui suicidi di Mani pulite (in chiave garantista o forcaiola) ma era da almeno 15 anni che non si vedeva un’apertura come quella de «Il Fatto» di ieri: «Il suicidio dell’impero», giacché la morte del vice di Don Verzé «è un altro tragico segno del disfacimento del sistema di potere berlusconiano».
Null’altro.
Eccolo il significato di un’intera vita: perpetuare l’ossessione quotidiana di un giornale, permettergli di gettare un altro osso ai lettori. E nessuno indagherà su un titolo del genere, come invece ha fatto la procura di Milano per l’apertura di «Libero» di ieri.
Ma fa niente, va bene così.
È piacevole provare ancora la sensazione di quando eri bambino e ti davano il Fernet Branca o il bicarbonato: cioè che ti venga, nonostante gli anni che passano, ancora da vomitare.

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