martedì 19 luglio 2011

LIBERO ATTACCA LA CASTA: BELPIETRO SUBITO INDAGATO




La Procura di Milano apre un fascicolo contro il Direttore per il reato di "offesa all'onore e al prestigio del Capo dello Stato".  La colpa?  E' della vignetta sui "Papponi di Stato" con Napolitano.  Diritto di satira a targhe alterne.





Una vignetta vale una indagine giudiziaria. Da qualche giorno Libero sta picchiando duro contro la Casta, gli sprechi e i privilegi del Palazzo (senza distizione di colore) e subito arriva la mazzata. Il pretesto, alla Procura di Milano, lo ha fornito la vignetta di Benny, in prima pagina su Libero di oggi, martedì 19 luglio.
Ma sotto l'esame del procuratore Capo Edmondo Bruti Liberati, che ha iscritto nel registro degli indagati il direttore Maurizio Belpietro, c'è anche il titolo, quel "Assedio ai papponi di Stato" che configurerebbe il reato di "offesa all'onore o al prestigio del Capo dello Stato", un reato punibile con la carcerazione da uno a 5 anni. Nessun reato, invece, per quanto riguarda gli articoli correlati, l'editoriale di Belpietro e quello firmato da Franco Bechis.

Accuse senza colore - Tra alcuni rappresentanti-simbolo della politica italiana inseriti nella vignetta, c'è anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il presidente ha accanto il ministro leghista Roberto Calderoli, il presidente della Camera Gianfranco Fini e il segretario del Pd Pierluigi Bersani.
La Procura ha trasmesso al ministro della Giustizia la richiesta di autorizzazione a procedere, come prevede il reato contestato al giornalista.
Sprechi e privilegi, si diceva.
Che coinvolgono, è un dato di fatto, anche il Quirinale, come dimostrato da Bechis nel suo articolo "Il presidente della casta si gode l'aumento".
Contestualmente alle inchieste di questi giorni, pubblicheremo quella del 2008 firmata da Andrea Scaglia e Roberto Poletti, "Papponi di Stato", per dimostrare che le cattive abitudini, in tre anni, non sono affatto cambiate.





Le reazioni - "Non volevo offendere nessuno, ma porre un problema, domani sul mio giornale scriverò un editoriale e una lettera al Capo della Stato in cui spiegherò le mie ragioni, credevo comunque che in questo Paese ci fosse il diritto di satira".
Si difende così Belpietro, appresa la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati.
"Mi spiace se il Presidente della Repubblica è rimasto male, ma noi volevano richiamare l'attenzione su un problema come quello degli sprechi", ha continuato Belpietro.
Solidarietà a Libero e al suo direttore arriva anche da Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: "Mi auguro che in questo Paese - ha dichiarato Capezzone - sia meglio tutelato il free speech, e cioè la libertà di esprimere con la parola o con le immagini concetti che possono piacere o no, che si possono condividere o no, ma che ciascuno deve essere messo nella condizione di poter liberamente manifestare.
I reati di opinione sono una vecchia eredità illiberale che andrebbe superata, a beneficio di qualcosa che ci avvicini al Primo Emendamento della Costituzione americana".
Per Renato Farina l'avviso di garanzia è "grottesco": "Non si ricorda tanto zelo quando Bruti Liberati era già magistrato e dei più autorevoli e Repubblica dava del pazzo - e non per satira - al presidente Francesco Cossiga, contro il quale la magistratura - tranne un piccolo pm di Milano, Di Pietro - giunse a scioperare".

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