martedì 19 luglio 2011

NAPOLITANO: Il super Padre della povera Patria


                                           di Arturo Diaconale
E’ musica per le orecchie dei presidenzialisti la sempre più accentuata tendenza di Giorgio Napolitano di essere al tempo stesso il Capo dello Stato, il Capo del Governo ed il Capo dell’opposizione.

Perché quando pretende di imporre l’intervento nella guerra contro Gheddafi a maggioranza ed opposizione in nome del rispetto della tradizionali politica estera del paese, Napolitano si comporta come Sarkozy.
Cioè come il Presidente di una Repubblica che ha superato il parlamentarismo proporzionalista all’epoca della riforma realizzata dal generale De Gaulle ed è diventata una Repubblica presidenzialista dove il Capo dello Stato non è solo un simbolo dell’unità nazionale ma ricopre il ruolo di rappresentante massimo del potere esecutivo.
Perché quando obbliga la immediata e benefica approvazione della manovra economica alla maggioranza ed alla opposizione,

Napolitano sembra essere un Obama senza i lacci ed i laccioli imposti al Presidente Usa dalle difficoltà del proprio partito democratico rispetto alla crescita di quello repubblicano.
E, come tutti sanno, la democrazia americana è il modello più significativo di un sistema presidenziale fondato sulla democrazia dell’alternanza.


Ed infine, quando si pone come giudice ultimo della nomina dei ministri scavalcando in nome di una interpretazione decisamente estensiva ed elastica dell’art.92 della Costituzione le prerogative del Presidente del Consiglio, rassomiglia sempre più chiaramente a quell’Oscar Luigi Scalfaro che lo ha preceduto sull’alto Colle e che ha fornito uno dei più significativi esempi di invasività quirinalesca.
Si dice che a spingere Napolitano a copiare Sarkozy, superare Obama ed imitare Scalfaro non ci sia la volontà di forzare la Costituzione e di indirizzarla verso una modifica resa indispensabile dagli eventi, ma solo la preoccupazione di riempire il vuoto lasciato dalla politica.

Da una maggioranza che da gigantesca e coesa che era è diventata ridotta e pervasa da mille fermenti di autodistruzione.
E da una opposizione che non è in grado di avanzare una qualsiasi proposta politica alternativa a quella del centro destra con esclusione della richiesta ossessiva della rimozione dell’anomalia Berlusconi.

Può essere benissimo che questa motivazione sia quella giusta.
E che Napolitano sia costretto suo malgrado ad interpretare il ruolo di super-padre della patria per supplire alla incapacità della classe politica di essere all’altezza della gravità della situazione.
Ma il punto non è se Napolitano faccia bene o male!
Diamo pure per scontato che faccia benissimo e che le sue intenzioni non siano affatto quelle di farsi promotore della riforma istituzionale in senso presidenzialista.

Il punto è che, probabilmente a dispetto delle proprie intenzioni e soprattutto a dispetto della propria storia di parlamentarista convinto, il Capo dello Stato sta spianando la strada nei confronti dell’opinione pubblica italiana all’idea che solo attraverso l“uomo forte” provvisto di poteri superiori a quelli normali sia possibile tentare di salvare il paese.

SI può dire che anche in questo Napolitano compia una azione di supplenza della politica.
Dove stanno quelli che predicavano la necessità di chiudere la transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica attraverso una riforma istituzionale in senso presidenzialista?
I berlusconiani tacciono perché convinti che riprendere questo progetto li esporrebbe alla accusa di voler proporre una “riforma ad personam”.
E quello che un tempo era il più presidenzialista di tutti, Gianfranco Fini, da quando presiede l’Assemblea di Montecitorio si è trasformato nel più parlamentarista dei parlamentaristi.

A conferma che non c’è limite al ridicolo.
Napolitano, allora, riempie anche questo vuoto.

Il ché per i presidenzialisti rimasti è sicuramente rimasti è sicuramente un bene.
Ma per quelli che conoscono come vanno le cose in Italia è una legittima preoccupazione.
Il rischio è che la riforma istituzionale non ci sarà mai e che, grazie a Napolitano, il dopo Berlusconi sarà a beneficio di un qualche “ uomo forte”.
Senza regole e senza controlli!

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