venerdì 14 ottobre 2011

NONOSTANTE IL RATING AAA, LA FRANCIA RISCHIA QUASI QUANTO L'ITALIA


Crepe nell'asse Parigi-Berlino

NONOSTANTE IL RATING AAA, LA FRANCIA RISCHIA QUASI QUANTO L'ITALIA

 
Finalmente il problema della ricapitalizzazione delle banche è al centro del dibattito politico europeo. L'ha introdotto Christine Lagarde, fresca della sua nomina a presidente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Lo hanno sottolineato Angela Merkel e Nicolas Sarkozy nel loro vertice. Lo ha ripetuto il presidente della Commissione europea Manuel Barroso. 


L'instabilità del settore bancario trasmette i problemi di finanza pubblica all'economia reale. L'incertezza sulla solvibilità delle banche rende loro difficile raccogliere fondi sul mercato. Non riuscendo a farlo a costi ragionevoli, le banche smettono di fare prestiti alle imprese. Senza credito l'economia reale si avvita. L'Europa si sta avviando velocemente verso la recessione. Risolvere questa instabilità è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per uscire dalla crisi.
Il diavolo - dicono gli inglesi- è nel dettaglio. E questo sicuramente vale per la ricapitalizzazione delle banche. A sentire Sarkozy la ricapitalizzazione dovrebbe avvenire utilizzando il fondo di stabilità europeo. A sentire Barroso dovrebbe essere effettuata dal mercato e poi in misura subordinata dai governi nazionali. A sentire Josef Ackermann, amministratore delegato di Deutsche Bank, non dovrebbe avvenire affatto, perché il mercato non è disponibile e i governi nazionali non hanno soldi e una ricapitalizzazione finirebbe per peggiorare la loro situazione fiscale, indebolendo ulteriormente le banche.
Tutti hanno una parte di ragione, ma tutti soffrono di una visione che è troppo influenzata dai loro problemi personali. Christine Lagarde e Nicolas Sarkozy sono preoccupati dalla situazione francese. Nonostante il rating AAA, la Francia rischia quasi quanto l'Italia. Il sistema bancario francese è molto esposto verso i paesi periferici. L'ostinazione di Sarkozy a «salvare» la Grecia dal default è dettata dalla preoccupazione che le sue banche non reggano ad un tale evento. Il secondo salvataggio della banca franco-belga Dexia è costato complessivamente 4 miliardi di investimenti azionari e 90 miliardi di garanzie, di cui il 35% offerto dalla Francia. Se le tre principali banche francesi (Société Générale, Crédit Agricole e Bnp Paribas) dovessero avere bisogno dello stesso tipo di aiuto, questo costerebbe al governo francese 36 miliardi di investimenti in capitale di rischio e 820 miliardi di garanzie. Aggiungendo queste garanzie al debito corrente la Francia raggiungerebbe un debito pubblico pari al 133% del Pil, peggio del nostro e vicino alla Grecia.
 
Ergo, Lagarde e Sarkozy vogliono spostare il peso della ricapitalizzazione sull'Europa. Da parte sua Barroso capisce che se il fondo di stabilità viene usato per salvare le banche, nulla resta per qualsiasi altra manovra. Questo non solo non risolve i problemi di fondo (il rischio di insolvenza sovrana), ma esautora di qualsiasi potere la commissione europea, cioè lui. Josef Ackermann, infine, ha ragione che i Governi nazionali non hanno le risorse per salvare le banche, ma questo dovrebbe essere una ragione di più (non di meno) per ricorrere al mercato.

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