martedì 18 ottobre 2011

La grande balla sugli indignati

                                                 PACIFICI E NON



di ARTURO DIACONALE 

Una volta c’erano le “sedicenti Brigate Rosse”. 
Adesso abbiamo i “sedicenti indignati”. 
 
I politici che cercano di cavalcare la protesta di piazza, i media che non si lasciano scavalcare dai politici demagoghi e sono vittime del pensiero unico politicamente corretto, hanno costruito questa bugia e, ripetendola all’infinito, hanno creato una nuova verità.
Che è totalmente falsa, come quella degli anni ’70 sulle “sedicenti Brigate Rosse” che secondo la grande bugia dell’epoca erano state infiltrate nella sinistra dei movimenti e delle forze politiche e sindacali tradizionali dai gruppi reazionari e dai settori deviati dei servizi.
Nessuno, ovviamente , nega che alla manifestazione di sabato scorso a Roma abbiano partecipato una grande massa pacifica ed una minoranza ristretta di violenti.
E che tra i manifestanti pacifici e quelli violenti ci siano state, in qualche caso, momenti di discussione e di polemica.
Ma sostenere che i violenti si siano infiltrati di nascosto nel corpo di un corteo che se fosse stato consapevole e cosciente della loro presenza li avrebbe respinti, è una stupida e pericolosa balla.
Stupida perché tutti sapevano da giorni che al corteo degli “indignati” avrebbero partecipato tutti quelli che dal G8 di Genova ad oggi non perdono una sola occasione per dimostrare la propria volontà di usare la violenza come unico mezzo di espres- sione.
Pericolosa perché la passività, l’acquiescenza e la sostanziale comprensione con cui i manifestanti pacifici hanno reagito a Roma, come già fecero al G8 di Genova ed in tutte le altre manifestazioni in cui si sono verificati incidenti, lasciano ampiamente prevedere che la spirale della violenza di piazza sia solo all’inizio e che in futuro ci saranno nuove e più pesanti devastazioni nelle città italiane.
I violenti, in sostanza, non sono i “cattivi” che con le loro azioni sconsiderate gettano fango sui “buoni” pacifici.
La verità è che i cosiddetti “cattivi” sono solo una delle espressioni di un movimento che proprio perché in gran parte spontaneo consente alle minoranza organizzate di condizionarlo fino a determinare addirittura le sue sorti.
I “cattivi”, in altri termini, fanno parte dell’ “album di famiglia”.
E come tali andrebbero trattati se si volessero effettivamente isolare e rendere innocui.
Purtroppo, però, così come le “sedicenti Brigate Rosse” che facevano parte dell’ “album di famiglia” del comunismo italiano e che vennero combattute solo dopo essere diventate un ostacolo alla strategia politica del “proprietario dell’album”, cioè il Pci, anche i “sedicenti indignati” svolgono inconsapevolmente un preciso ruolo politico.
Se le Br servivano a destabilizzare il quadro politico dell’epoca, i violenti di oggi servono a destabilizzare il quadro politico di oggi ed a dimostrare che l’Italia, unico tra tutti i paesi dove si sono svolte le manifestazioni contro gli effetti perversi della crisi economica, si trova ormai sull’orlo del disfacimento.
Il tutto, ovviamente, per colpa del governo di centro destra guidato da Silvio Berlusconi.
La grande bugia, allora, non è il frutto solo della volontà dimettersi al vento della protesta popolare o la conseguenza di una cultura politicamente corretta fondata sui luoghi comuni del post-comunismo.
E’ anche e soprattutto la scelta consapevole di chi conta di continuare a sfruttare e strumentalizzare la violenza di pochi per i propri personali obbiettivi politici.
Una scelta diretta a promuovere “il tanto peggio, tantomeglio” anche a costo di farmettere a ferro e fuoco il paese fino a quando gli attuali equilibri politici non saranno stati eliminati e sostituiti da nuovi equilibri ovviamente “più avanzati”.
Si tratta di un film vecchio e già visto da tempo.
Che però per i giovani “pacifici” disposti a sfilare fianco a fianco dei guastatori di professione in nome del “nemico del mio nemico è mio amico” è del tutto sconosciuto.
Bisognerebbe mettere in guardia questi giovani del rischio di strumentalizzazione a cui vanno incontro e spiegare loro che vanno incontro, come le generazioni precedenti, a brucianti delusioni.
Ma forse è giusto che le delusioni ci siano.
Solo sbagliando si può crescere!

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