giovedì 20 ottobre 2011

La lezione molisana

IL TREND RIBALTATO
 

di Arturo Diaconale

Doveva essere un trend ormai inesorabile. 
Dopo Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli doveva essere la volta ineluttabile di Frattura a Campobasso. Invece, sia pure per una misera manciata di voti, il candidato del centro sinistra alla Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura, già esponente di Forza Italia passato per l'occasione alla sinistra,  non ha vinto.

A spuntarla è stato Angelo Michele Iorio , il candidato del centro destra .
E lo ha fatto a dispetto di una campagna elettorale incentrata sulla criminalizzazione ossessiva della sua persona , sulla scia delle campagne scandalistiche e delegittimanti lanciate nello stesso periodo contro il governo nazionale di cui lo schieramento di Iorio è l'espressione molisana e la cosiddetta nazionalizzazione della battaglia per la Regione Molise fatta da Di Pietro, Vendola e Bersani con l'ormai famosa fotografia di Vasto.

A Campobasso, in sostanza, il trend secondo cui al centro destra ormai definitivamente declinante è destinato a succedere una sinistra ormai sicuramente trionfante, si è clamorosamente interrotto. E la sua interruzione ha segnato anche il sostanziale fallimento della formula politica su cui la certezza del trend in costante e sicura ascesa era basato.

Cioè la convinzione che bastasse rinforzare il blocco di sinistra formato da Pd, Sel e Idv con qualche frangia di transfughi del Pdl per conquistare prima le amministrazioni locali e poi il governo nazionale. Lo schema, che aveva funzionato a Milano, a Napoli ed in parecchie altre città e province italiane alle ultime amministrative, ha fatto cilecca in Molise.

Questo significa che il Pdl può cantare vittoria il centro destra ha invertito la parabola declinante e che il suo futuro sia diventato di colpo radioso? Niente affatto. Perché a Campobasso il Pdl ha perso parecchi voti, perché la parabola nazionale è ancora tendente al basso e perché il futuro continua a rimanere oscuro.

Significa, però, che la partita nazionale e locale non è affatto persa come vorrebbero le lobby politiche, mediatiche, giudiziarie ed economiche che da un anno a questa parte lanciano spallate su spallate per spinare il governo, cacciare Silvio Berlusconi e conquistare il paese per conservare tutti i privilegi conseguiti nel corso dell'ormai lunghissimo secondo dopoguerra italiano.
La partita, in sostanza, è ancora aperta. E, come è accaduto in Molise, non è detto che il centro destra non possa recuperarla nell'ultimo scorcio della legislatura. Per farlo, però, bisogna operare su due fronti. Il primo è quello del “fare”. Cioè delle riforme promesse che ora il governo deve comunque lanciare e tentare di condurre in porto.

Mancano i soldi?
E' necessario inventare qualcosa?
Berlusconi faccia le invenzioni che vuole.
Ma le faccia rapidamente, magari restando in silenzio ed evitando di prestare il fianco alle strumentalizzazioni. Il secondo è quello dei transfughi passati e possibili futuri del centro destra.
 Contro cui va lanciata una campagna tesa a convincerli, convincendo ovviamente l'opinione pubblica del paese, che il passaggio di campo e la fretta di saltare sul carro dei presunti vincitori non paga.

Ciò che è fallito in Molise, infatti, è la formula della sinistra unita che per vincere imbarca gli “utili idioti” provenienti dal centro destra. 
Ai molisani non è piaciuta una trovata che sa di imbroglio, di papocchio, di piccolo cabotaggio politico. Cioè di una trovata estemporanea e truffaldina che non è e non può essere una risposta politica adeguata alle difficoltà ed alla gravità del momento.
Se i molisani hanno scartato questa formula stantia è possibile che la scartino, quando sarà il momento, anche gli elettori nazionali. 

Che vogliono scegliere chiaramente tra una opzione o un'altra, tra una linea chiara ed una linea opposta altrettanto chiara. 
Che disprezzano e non considerano affidabili gli “utili idioti”, le “quinte colonne”, i convertiti dell'ultima ora per interesse personale.

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