martedì 4 ottobre 2011

Fraticelli d'Italia, torniamo a San Francesco

 

  di Marcello Veneziani 
 
 
Ai miei tempi il 4 ottobre era festa. Non facevi in tempo a tornare a scuola il 1˚ ottobre che il terzo giorno San Francesco ti resuscitava dai banchi.
La vera festa nazionale condivisa era quella. San Francesco è l’unico italiano che mette d’accordo tutti, credenti e laici.
 
Piace ai cattolici, naturalmente, perché è santo e ha le stimmate.
Piaceva ai comunisti e socialisti perché è con i poveri ma il suo è l’unico comunismo che ammiriamo tutti, perché è volontario e personale, scontato sul­la propria pelle e non imposto da una dittatu­ra.
Piaceva ai fascisti e ai nazionalisti, perché è il Santo Patrono d’Italia e per Mussolini era «il più italiano dei santi, il più santo degli ita­liani ».
Piace ai laici perché era in conflitto con il po­tere clericale, piace ai pacifisti che non a caso marciano su Assisi, da Capitini in poi e piace a tutti i dialoganti con altre fedi.
 
Piace alle fem­ministe perché aveva un rapporto paritario nella santità con Chiara.
Piace agli ambientali­sti e agli animalisti perché fu il primo a difende­re la Natura, cantare il creato,l’acqua,la terra e trattare umanamente gli animali.
Ed è il pre­cursore di tutti i ribelli e i viandanti, è andato on the road prima di Kerouac e dei vagabondi del Dharma, un irrequieto alla Chatwin, è il Siddharta nostrano e cristiano, senza ricorre­re a Buddha e a Hermann Hesse.
Unisce fedi, culture, generazioni, pensieri opposti.
Oggi poi è il testimonial perfetto per i sacrifici imposti dalla crisi.
Allora, Fraticelli d’Italia, perché non ripar­tiamo da lui?

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