sabato 22 ottobre 2011

Chi balla sui cadaveri è una fogna

Marcello de Angelis


Un uomo si misura dinanzi alla morte. 
Si può morire con onore. 
E si può anche uccidere con onore. 
Si può trattare con rispetto anche il peggior nemico, persino se gli si toglie la vita. M
a togliere una vita resta un crimine. 
Può risultare necessario. 
O perfino inevitabile. 
Ma non se ne può gioire. 
E una volta che un nemico è stato sconfitto, se si è convinti di essere nel giusto, si può anche graziare. 

Chi si accanisce sul potente sconfitto - o sul suo corpo sfigurato - non avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo quando era al potere e probabilmente strisciava ai suoi piedi quando era sul trono. 
Che si tratti dello Czar o di Ceaucescu, di Saddam o di Noriega. 

Se è "dovere degli uomini liberi uccidere i tiranni" - come sosteneva Victor Hugo - si intende probabilmente che li si debba uccidere quando sono al potere, quando sono forti e in grado di nuocere ai popoli (affinché smettano di nuocere) e non quando ormai giacciono feriti, o sono rimasti soli e inermi, magari legati e imprigionati. 

L'assassino del potente abbattuto è uno sciacallo che finisce un leone morente, non un eroe. Le nazioni che nascono per mano di Maramaldo e sul corpo straziato di un re decapitato, possono generare solo ingiustizia e infamia. 

Noi ne sappiamo qualcosa. 
E farsi liberare di un prepotente da uno ancora più forte - e quindi più prepotente - non è una liberazione, ma l'inizio di una peggiore schiavitù.

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