domenica 23 ottobre 2011

Del pacifismo nessuna traccia

IN VAL DI SUSA

 

                                                                                        di FRANCESCO BLASILLI



Non facciamoci prendere per i fondelli.
Oggi di pacifisti in Val di Susa ce ne saranno ben pochi.
E si, questo è un giudizio preventivo.
Anzi, una censura preventiva.
La stessa che magari Maroni avrebbe dovuto fare il giorno prima la manifestazione di Roma, facendo arrestare i “soliti noti” alla Digos, solo che se lo avesse fatto, sarebbe stato tacciato di “fascismo”, si sarebbe gridato allo “Stato di Polizia”.
Ma stavolta parliamo prima senza timore di essere smentiti.
Perché sono loro, i “No tav” a dichiarare di non essere pacifisti.
E’ il loro leader Alberto Perino – intervistato un po’ da tutti – che annuncia che “il 23 succederà qualcosa di brutto” e poi ancora “che tagliare le reti non è un reato”, che “prima o poi ci riprenderemo il cantiere” e che “il morto lo stanno cercando loro”.

E per “loro” si intende tutto il mondo normale, quello che si alza almattino per andare al lavoro e rispetta il prossimo.
Poi naturalmente lo stesso Perino, per bypassare i permessi, dice
che non si tratterà di una manifestazione, ma di un pic nic.
“Servono permessi anche per un pic nic?”, dice un uomo che non si rende conto di quello che dice. Certo, poi prova a correggere il tiro (tanto ormai esterna più di Di Pietro), spiegando che “se i poliziotti tireranno i lacrimogeni, noi ci ritireremo”, perché “non possiamo permetterci il minimo incidente”.

Ma chi ci crede, poi?
Tanto diranno che la polizia li ha picchiati.
E soprattutto ormai la benzina sul fuoco è stata gettata.
Una benzina che serve ad incendiare ancora di più l’animo dello sparuto gruppo dei “No-tav”.
Perché i “No-Tav” sono quattro gatti.
Un gruppo ristretto di persone che trovano corrispondenza politica solo nei pochi che ancora considerano la proprietà privata e il surplus come il male assoluto.
La politica, infatti, ben si guarda dallo schierarsi dalla loro parte.
Il Pd piemontese è in grande imbarazzo e fa di tutto per smarcarsi da loro, ben sapendo che uno dei motivi della sconfitta della Bresso nella sfida per il posto da governatore contro Cota, è stata la posizione poco chiara del Presidente uscente nei confronti dei No Tav.
Perché stavolta non può esserci equivoco. Non può esserci un corteo pacifico e uno sparuto gruppo di black bloc che spacca tutto.

Stavolta non c’è spazio per il bianco, il nero e forse pure il grigio.
Stavolta sfileranno tanti piccoli “Er Pelliccia”, capitanati dal banchiere in pensione Alberto Perino.
Stavolta saranno colpevoli di eventuali danni tutti quelli che sfileranno in Val di Susa, perché se il leader del corteo non usa toni distensivi, gli altri diventano automaticamente complici.
E per fermare questo sparuto gruppo di imbecilli, non serve nessuna legge Reale-bis.
Non serve nessuna nuova legislazione.
Servirebbe il buon senso dei magistrati.
Servirebbe il buon senso della gente.
E soprattutto servirebbe la rinuncia totale alla violenza, una violenza a cui chi professa la pace non è disposto a rinunciare.

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