martedì 11 ottobre 2011

"Così il senatore Pd intercettato chiedeva notizie su Tarantini"


di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

L’attacco all’ex pm del caso D’Addario Pino Scelsi da parte del procuratore capo di Bari Antonio Laudati è durissimo. Ben più di quanto trapelato dalle indiscrezioni sulla sua audizione al Csm. In un memoriale che ricostruisce cronologicamente le inchieste sulle escort e sulla sanità, ne infila per tutti e su tutto. 
Chiama in causa il senatore del Pd Maritati, intercettato mentre chiede a De Santis (l’uomo di D’Alema) su chi deve «raccogliere notizie», ricevendo come risposta un inequivocabile «Tarantini », poi mentre richiama l’amico spiegando di aver appena incontrato un magistrato, «individuabile nel dottor Scelsi». Ricostruisce, ora per ora, la genesi della fuga di notizie dei verbali di Tarantini dal pc di Scelsi, il giorno dopo che vi erano stati copiati su ordine dello stesso pm. Tira in ballo il fratello di Scelsi, medico, finito nelle intercettazioni, e racconta come in seguito il pm che l’ha intercettato finisca a sua volta nei brogliacci di Scelsi. Solleva sospetti anche su Fiore, il successore alla Sanità del dalemiano Tedesco (indagato e costretto a dimettersi), a cui fu permesso di visionare atti d’indagine che non era forse opportuno divulgare.

LE TANTE VERSIONI DEL SENATORE MARITATI
Scelsi ha dichiarato che all’alba dell’indagine su Gianpi Tarantini, il dalemiano Roberto De Santis chiese a Maritati di informarsi sull’inchiesta. Scelsi aggiunge di averlo «respinto » a mani vuote. Maritati ha negato, anche al Giornale il 30 settembre («Non ho chiesto notizie a nessuno, compreso Scelsi »). Nel documento di Laudati, però, parlano le intercettazioni: «Il 28 maggio 2009 veniva intercettata, attraverso l’utenza in uso a Roberto De Santis, una conversazione tra il medesimo e il senatore Alberto Maritati nel corso della quale quest’ultimo, rappresentando di trovarsi a Bari, gli chiedeva di sapere il nome della persona in ordine alla quale, su richiesta del De Santis, avrebbe dovuto raccogliere notizie. De Santis, mostrandosi imbarazzato dal dover fornire telefonicamente l’informazione, ma non potendo interloquire in altro modo con Maritati, trovandosi a Roma, citava Tarantini. Nel pomeriggio Maritati contattava nuovamente De Santis riferendogli di avere avuto un incontro con un suo amico magistrato, persona questa individuabile nel dottor Scelsi». Ieri Maritati ha corretto il tiro, ammettendo l’incontro con Scelsi, ma sostenendo di aver chiesto solo «lecite» informazioni su un presunto ingiusto coinvolgimento di De Santis nell’inchiesta Tarantini.

IL COPIA-INCOLLA DEI VERBALI DAL PC DI SCELSI AL «CORRIERE»
Il verbale di Tarantini sulle escort a Palazzo Grazioli e «fornite» al vice di Vendola Frisullo finisce pubblicato sul Corriere come benvenuto quando Laudati si insedia. Nel memoriale, senza commento, così si ricostruiscono i fatti: «Il 28, 29 e 31 luglio 2009, Tarantini veniva sottoposto a interrogatorio (...) il 3 agosto, il maresciallo Soligo su richiesta di Scelsi copiava sul pc del magistrato i verbali degli interrogatori. Il 4 agosto avveniva da parte di Andrea Morrone il furto da “remoto” dei file relativi ai verbali di interrogatorio».

IL FRATELLO DEL PM E LA COLLEGA «SPIATA»
Laudati ricostruisce gli incroci tra le inchieste di Scelsi e di un’altra pm barese, Desirée Digeronimo. Quest’ultima,indagando sull’assessore vendoliano Tedesco, aveva pescato intercettazioni «in cui emergevano 14 contatti» che Tedesco e il suo collaboratore Malcangi «avevano intrattenuto con il dottor Michele Scelsi, fratello» del pm. Niente di grave, solo «conversazioni (...) ricondotte nell’alveo di normali rapporti lavorativi». Il predecessore facente funzioni di Laudati, Marzano, ne informa comunque Scelsi a luglio 2009 per consentirgli «nonostante l’irrilevanza processuale delle conversazioni» di valutare se «ritenesse sussistere motivi di opportunità ostativi alla prosecuzione da parte sua delle predette indagini ». Scelsi «non ravvisò» motivi di astensione. Ma nel corso delle sue indagini, mette sotto intercettazione una serie di numeri riferibili alla Lady Asl barese, Lea Cosentino, tra cui uno intestato a un’amica di quest’ultima, il primario Paola D’Aprile. Il gip rigetta le intercettazioni, ma due settimane dopo, il 19 agosto 2009, Scelsi dispone di nuovo l’intercettazione sulle stesse utenze,compresa quella della D’Aprile, ottenendo il via libera da un’altra gip. E «le intercettazioni esperite - scrive Laudati - rilevavano la realizzazione di colloqui telefonici e di incontri avvenuti tra la D’Aprile e la dottoressa Digeronimo, sua amica». La Digeronimo, come detto, è la pm che s’era imbattuta nel fratello di Scelsi.

GLI ATTI D’INDAGINE CONSEGNATI ALLA REGIONE
Il memoriale racconta poi come la perquisizione a Tarantini ordinata da Scelsi l’11 maggio determini «di fatto l’interruzione delle intercettazioni in corso», pregiudicando l’indagine. Rivela inoltre come, mesi dopo, lo stesso Scelsi acconsenta alla richiesta di accesso agli atti di un’indagine sulla sanità da parte della Regione, motivandolo con la fine delle attività investigative e con la richiesta di archiviazione per quel fascicolo, che verteva su un’intercettazione al hotel «De Russie» di Roma con Lea Cosentino, Tarantini e il dalemiano Intini. Ma meno di tre mesi dopo ancora Scelsi chiede la revoca di quella richiesta di archiviazione. Quando ormai, però, è troppo tardi perché gli atti sono stati resi pubblici...

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