giovedì 15 settembre 2011

Stalking giudiziario


di Aldo Vitale


La situazione è quanto meno pirandelliana, cioè tragi-comica, grottesca.
Non c’è più alcun limite che la fantasia possa porre in essere per distinguere il reale dal surreale. 
Silvio Berlusconi che rebus sic stantibus, risulterebbe la vittima di un presunto reato, viene bersagliato dalle iniziative giudiziarie della Procura di Napoli.  
Davvero strana l’attività di questa Procura: se per un verso è attivissima nel comprendere il ruolo e la posizione del presidente del Consiglio circa il presunto reato di estorsione ascritto a Tarantini, per altro verso non riesce a contenere la fuoriuscita a cascata di notizie ed elementi d’indagine, pur senza prendere nessun tipo di iniziativa per porre non tanto fine, ma almeno un freno a tanta malpratica giudiziaria.

Come se tutto ciò non fosse ancora sufficiente, per tentare di stringere ulteriormente il cerchio intorno a Berlusconi è stato coinvolto anche Niccolò Ghedini - se fossimo in Inghilterra lo spirito sportivo indurrebbe a scommettere che entro breve tempo Berlusconi transiterà dal ruolo giudiziario di vittima di un reato – estorsione nel caso concreto – ad esecutore di un reato, probabilmente corruzione, concussione o qualcos’altro.
La Procura di Napoli, infine, ha previsto addirittura l’accompagnamento coattivo, ai sensi degli art. 133 e 377 del Codice di Procedura Penale, di Berlusconi, ritenendo che le dozzine di pagine di memoria depositate dai suoi difensori non fossero sufficienti, ragion per cui sarebbe necessaria l’audizione personale, che non può essere rinviata per alcun motivo.

Senza dubbio, da un punto di vista meramente codicistico e formale, potrebbe la Procura procedere in tal senso, anche se occorre ricordare che il premier è un parlamentare e che in quanto tale potrebbe essere soggetto all’accompagnamento coattivo soltanto dopo l’autorizzazione della Camera di appartenenza (in questo caso la Camera dei deputati). Tuttavia, occorre anche precisare che il premier non è un cittadino qualunque, per cui gli impegni istituzionali e costituzionali della sua agenda rappresentano un più che legittimo impedimento; la Procura di Napoli farebbe bene dunque a spiegare perché un summit internazionale sulla situazione economica, che per di più ha avuto esiti positivi per il nostro Paese, non rappresenti un motivo sufficiente per giustificare l’assenza di un presidente del Consiglio.
In definitiva: con la vittima Berlusconi le procure dimostrano solerzia ai limiti della paradossale persecuzione (forse per la più che decennale abitudine a trattarlo come imputato). 

E’ chiaro che se per decenni si è parlato dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, non tanto è stato approfondito l’aspetto non secondario dell’imparzialità della stessa, della deontologia e delle eventuali sanzioni applicabili.
Una magistratura che volesse essere presa sul serio dovrebbe ripensare il proprio ruolo, a cominciare dai casi di ingiustizie e di colpose o dolose inefficienze.

Infine, si dovrebbe cominciare a discutere anche dell’indipendenza e dell’autonomia della politica, se non altro perché rappresenterebbe un gesto di onestà intellettuale e morale verso quella metà circa dell’elettorato italiano che ha votato e vota liberamente da un quindicennio per chi (Berlusconi) è soggetto a ciò che oramai può essere senza dubbio definito come vero e proprio «stalking giudiziario».

Politicamente si potrebbe deduttivamente ritenere che la persecuzione diretta dei rappresentanti costituisca una persecuzione indiretta dei rappresentati; ed in simili circostanze ci si allontana sempre dai parametri giuridici e politici di uno Stato di diritto.

Urge quindi porre un argine primariamente culturale.
Ciascun elettore di centrodestra deve sentirsi moralmente impegnato nella difesa dei diritti propri e dei suoi rappresentanti, prima che la situazione precipiti irrimediabilmente.

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