martedì 6 settembre 2011

PROFUMO DI GUAI

                                                      di Arturo Diaconale

Se qualcuno si svegliasse una mattina lanciando l’idea che per risolvere la crisi economica del paese attraverso la riforma delle pensioni basterebbe decidere di cancellare gli emolumenti mensili per tutti gli italiani con più di 70 anni, sarebbe preso per matto.
E lo stesso capiterebbe a chi sostenesse che per ridurre il debito pubblico attraverso il taglio delle spese della sanità ci vorrebbe una bella epidemia di un virus incontrollabile capace di far quel salasso di popolazione eccedente necessaria allo scopo.
Invece capita che una bella mattina Alessandro Profumo, ex numero uno di Unicredit, decide che il ruolo di pensionato miliardario gli sta un po’ stretto e che d’ora in poi potrebbe occuparsi di politica.
E per dimostrare concretamente la propria intenzione e capacità lancia come panacea di tutti i guai nazionali l’idea di una patrimoniale da quattrocento miliardi in grado di far scendere il debito dal 120% al 90% .
L’idea di Profumo avrebbe lo stesso effetto dell’epidemia o dello sterminio della popolazione più anziana.
Una patrimoniale sui redditi e sui patrimoni della portata indicata dall’ex Ad di Unicredit strangolerebbe una bella fetta della società italiana, in particolare quella rappresentata dalla piccola e media borghesia che a fatica nel corso degli ultimi sessant’anni ha potuto realizzare il sogno della casa in proprietà.
A regola, quindi, a Profumo andrebbe riservata la stessa sorte che verrebbe assicurata ai pazzi dell’eliminazione dei vecchi e del salasso di popolazione attraverso adeguata epidemia.
Invece il giovane pensionato messo a riposo da Unicredit con una ventina di milioni di euro di liquidazione diventa di colpo la grande risorsa dell’opposizione italiana, quel “Papa straniero” di cui si era favoleggiato nei mesi passati dentro la sinistra per risolvere il problema della leadership del partito.

Ed Enrico Letta, che fino all’altro ieri aveva coltivato la speranza di dare vita ad un governo tecnico guidato da Mario Monti, scarica di colpo l’economista della Bocconi e scopre che Profumo è una persona “competente” ed “appassionata” buona per fare il candidato premier della sinistra alle prossime elezioni.
Siamo alla sagra del matto o su scherzi a parte?
Niente affatto.
Siamo dentro il Partito Democratico, dove la paura che il caso Penati abbia indebolito ormai in maniera irrimediabile il segretario Pierluigi Bersani, ha già scatenato la corsa alla successione.
Non a caso, mentre Letta getta in campo un signore di passaggio che si diletta di chiacchiere da bar (ma perché la patrimoniale dovrebbe essere di 400 miliardi e non, ad esempio, di 600 o di 700 visto che in questo modo si potrebbe addirittura dimezzare il debito pubblico?), scoppia la polemica tra Rosi Bindi ed Arturo Parisi sulle primarie nel Pd e sul- la ipotesi che Matteo Renzi possa sfidare Bersani per la candidatura a Premier.
Insomma, il caso Profumo diventa la carti- na di tornasole della riapertura della guerra per bande nel Pd per trovare un segretario ed un equilibrio di potere diversi da quelli attuali considerati compromessi dalla tangentopoli scatenata dalla vicenda di sesto San Giovanni.

Ma questa cartina di tornasole non si limita a dimostrare la ripresa delle lotte intestine dentro la sinistra .
Indica anche che il livello dello scontro è decisamente basso .
Perché se un uomo come Enrico Letta arriva a salutare come salvatore della patria piddina un personaggio di cui oggi si riesce finalmente a capire perché sia stato eliminato in fretta e furia dal vertice di Unicredit (se amministrava la banca così come vorrebbe guidare il paese la faccenda è fin troppo chiara), vuol dire che la sinistra è nei guai.
Addirittura peggiori di quelli del centro destra!

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