mercoledì 14 settembre 2011

I colpi di Stato e le guerre civili

di Arturo Diaconale

L'ultima trovata della serie sarebbe quella di ripetere il 25 luglio. Cioè di riservare al Cavaliere Berlusconi la stessa sorte che venne assicurata al Cavaliere Mussolini: l'arresto in una sede istituzionale.  
La voce che corre con più insistenza negli ambienti politici, infatti, è che i magistrati napoletani dell'inchiesta su Tarantini e Lavitola siano ormai decisi a cogliere l'occasione del prossimo interrogatorio a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi per incriminare il Presidente del Consiglio per falsa testimonianza, caricarlo su una volante della Polizia e trasferirlo nel carcere di Poggioreale.


Qualcuno ricorda che il 25 luglio venne evocato anche per l'avviso di garanzia con cui Berlusconi venne liquidato nel 1994 all'inizio della sua avventura politica.
Ma questo nuovo 25 luglio sarebbe ben diverso da quello.
Perché assumerebbe fin troppo apertamente l'aspetto del 25 luglio primigenio, cioè l'aspetto di un vero e proprio colpo di stato, fatto come quello del modello originario nel rispetto formale della legge ma con il chiaro obbiettivo politico di mettere fine con la forza e non con una consultazione popolare ad una fase politica del paese.

Perché i magistrati napoletani sono assolutamente convinti che Berlusconi non dica la verità sui rapporti di Tarantini e Lavitola.
Ma soprattutto perché l'esperienza del passato lascia credere che non abbiano tempre così forti da poter resistere alla tentazione di passare alla storia come gli unici capaci di estirpare il leader del Pdl dalla scena politica italiana.

Non a caso, a confermare implicitamente questa ipotesi, sulla stampa e nei Palazzi tutti ne parlano che se l'evento di un presidente del Consiglio arrestato a Palazzo Chigi rientrasse nell'ordine naturale delle vicende assolutamente possibili.
Addirittura naturali se non scontate.
E' possibile che sia così.

E che non appena Berlusconi sarà libero da impegni internazionali, i magistrati napoletani si precipiteranno a Roma per mettere le manette ai polsi del Presidente del Consiglio. Magari con tanto di diretta televisiva.
Ma proprio perché possibile diventa indispensabile riflettere in anticipo sulle conseguenze sull'eventuale riedizione del 25 luglio.

E concludere che sarebbero assolutamente simili a quelle prodotte dall'arresto del Cavalier Benito Mussolini nella dimora del re Vittorio Emanuele III a Villa Ada.
Sul momento scene di giubilo nelle strade e nelle piazze organizzate dai partiti dell'opposizione ed immediato trionfo mediatico dei magistrati e dei poliziotti artefici dell'operazione sull'onda della pubblicazione di ogni genere di intercettazioni sulla scandalosa vita privata del Premier defenestrato.

Nella fase successiva la formazione di un governo d'emergenza guidato, ovviamente, da un tecnico di grande prestigio chiamato a fronteggiare la gravità della crisi economica.
Ed, a distanza di qualche mese, magari dopo l'eventuale uscita dal carcere del Cavaliere e nell'inevitabile aggravarsi dei problemi del paese dopo il probabile ricorso alla patrimoniale, l'inizio del vero epilogo della parabola berlusconiana attraverso l'instaurazione di un clima da guerra civile nel paese.

I colpi di stato, infatti, anche se realizzati nel rispetto formale delle leggi, producono di norma le guerre civili.
Soprattutto nelle società politiche di massa dove ad essere liquidato con la forza e non in seguito a risultati elettorali non è solo il leader ma l'intera massa di chi ha creduto, si è identificato in lui e non ha alcuna intenzione di subire passivamente un atto recepito come una violenza ingiustificata ed insopportabile.

I magistrati napoletani, che magari hanno in animo di realizzare l'ipotesi che viene loro attribuita, hanno tutto il diritto di non tenere in alcuna considerazione la lezione della storia secondo cui i colpi di stato provocano le guerre civili.
Ma farebbero bene a tenere presente una seconda lezione della storia.
Quella che Bruto non succede a Cesare e passa alla storia come uno sciocco irresponsabile!
 
L'ipotesi non è affatto peregrina.

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