martedì 20 settembre 2011

Indagine Finmeccanica: sugli appalti d’oro ora trema la lobby Pd


 Di: Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

 I  pm ipotizzano l’associazione per delinquere e turbativa d’asta Il sospetto: gare inquinate per cercare di accaparrarsi le commesse. Nel mirino della procura anche i grandi affari su sanità e post terremoto
Se il circo di escort e ragazze di Tarantini tiene Berlusconi da giorni sulla graticola, l’altra faccia dei festini – ossia gli interessi di Gianpi e della lobby pugliese dei dalemiani nel giro degli appalti pubblici, locali (Sanità regionale) e nazionali (Finmeccanica in testa) finisce stralciata in un nuovo fascicolo d’indagine, e fa tremare il Pd. L’anticipazione dei giorni scorsi del Giornale trova dunque conferma negli ambienti della procura.

L’ipotesi di reato dell’inchiesta top secret, affidata agli stessi pm che hanno appena chiuso quella sulle escort, Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia, è associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta.
Sotto i riflettori dei magistrati, i contatti frenetici tra un gruppo di imprenditori e professionisti legati alla corrente dalemiana pugliese – Roberto De Santis, Enrico Intini e Salvatore Castellaneta (gli ultimi due intercettati) – e i vertici di Finmeccanica.

Contatti che emergono, come noto, anche negli atti depositati dopo la chiusura dell’indagine sulla prostituzione, poiché Tarantini avrebbe sfruttato il rapporto con Berlusconi, costruito portando le sue «amiche» alle feste del premier, per ottenere dal premier un incontro con Bertolaso, che avrebbe a sua volta «deviato» la lobby d’affari in direzione di Finmeccanica.
Così sono finiti coinvolti (ma non è ancora noto quanti e soprattutto quali siano gli indagati), oltre a Gianpi, Intini (il cui telefono risulta intercettato), De Santis e Castellaneta, anche il presidente della holding Pierfrancesco Guarguaglini, sua moglie Marina Grossi (Ad di Selex), altri manager di Finmeccanica come Rino Metrangolo e Domenico Lunanuova, mentre per gli affari pugliesi dalle carte erano emersi, a vario titolo, i nomi di un paio di ex assessori vendoliani, dirigenti sanitari e imprenditori. Metrangolo, che Tarantini aveva «agganciato» indipendentemente dal «canale» ottenuto dal premier, emerge anche nella lunga intercettazione ambientale registrata all’hotel De Russie di Roma il 21 gennaio del 2009, in cui sono presenti anche Tarantini, Intini, altri imprenditori e la «Lady Asl» pugliese, Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, già pupilla di Vendola, che era stata presentata a Tarantini, un paio d’anni prima, proprio da Roberto De Santis.

E proprio la Cosentino avrebbe presentato, a sua volta, Metrangolo a Tarantini. Al centro di quell’incontro, in un privé dell’hotel romano spesso utilizzato da Tarantini anche come «quartier generale» per ospitare le ragazze da portare a Palazzo Grazioli, c’era la spartizione di un appalto da 55 milioni di euro per le pulizie nell’Asl del capoluogo.
Tema che sarebbe passato per la divisione in tre lotti del bando, per assegnarli al Gruppo Intini, a una società di Finmeccanica (Metrangolo) e alla Supernova di Lecce di Cosimo Catalano, società di servizi all’epoca aderente alla Lega delle cooperative.

In quella chiacchierata, Tarantini suggerisce di caldeggiare la soluzione dello spacchettamento con l’allora assessore alla Sanità pugliese Alberto Tedesco (poi indagato e poco dopo sbarcato in Senato) e con un altro ex assessore vendoliano (ai trasporti), Mario Loizzo.
Va ricordato che, nel suo verbale di novembre del 2009, Tarantini quanto alle distorsioni negli appalti locali aveva puntato il dito sul centrosinistra. Tirò in ballo De Santis, spiegando al pm Pino Scelsi di conoscere i rapporti dell’imprenditore dalemiano «con la Regione Puglia, aventi ad oggetto appalti», e sostenendo l’esistenza di una «lobby che decide l’aggiudicazione degli appalti in Puglia in materia sanitaria e nei lavori pubblici», lobby formata secondo Gianpi da De Santis, Intini, Castellaneta, l’ex vicepresidente di Vendola, Sandro Frisullo, e gli esponenti del Pd pugliese Mazzarano e Maniglio.

 Tornando fuori dai confini pugliesi, all’attenzione degli inquirenti ci sarebbe almeno la dozzina di appalti e bandi, collegati alla holding di Finmeccanica, di cui si parla nell’indagine sulle escort.
Progetti che Tarantini, spesso in contatto con Castellaneta e De Santis, cercava di convogliare su Intini: dall’espansione di Isoradio a lavori minori riguardanti il G8. In un’occasione, di fronte al disinteresse di Intini, uno dei progetti viene «girato» da Tarantini, attraverso l’ex socio di D’Alema nell’acquisto di Ikarus, De Santis, all’imprenditore napoletano Gallo (già emerso nelle inchieste a carico degli onorevoli Milanese e Papa del Pdl), che però, come emerge dalle intercettazioni, non aveva i requisiti richiesti.

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