giovedì 22 settembre 2011

L'atterraggio che non c'è

Il premier Silvio Berlusconi

DI MARIO SECHI

Gli avversari se ne facciano una ragione: Berlusconi non è un tiranno, ma un leader democraticamente eletto. Su Il Tempo abbiamo affrontato varie volte in un dibattito franco e senza tabù la questione del passo indietro del Cav. Per alcuni salutare, per altri un errore. 

In tempi non sospetti ho scritto su questo giornale che per la storia personale di Berlusconi e collettiva del berlusconismo va preparato un soft-landing, un atterraggio morbido.
Ho sempre combattuto in punta di penna l’estremismo di chi desidera in maniera compulsiva la fine tragica del Cavaliere, la sua uscita di scena a suon di monetine o pietrate.
È un’idea di Italia lontanissima dalla democrazia, dal dibattito civile, dalla buona politica, un sogno psicotico pericoloso, foriero di altri drammi e divisioni di cui il Paese non ha bisogno.

Gli avversari se ne facciano una ragione: Berlusconi non è un tiranno, ma un leader democraticamente eletto.
Su Il Tempo abbiamo affrontato varie volte in un dibattito franco e senza tabù la questione del passo indietro del Cav. Per alcuni salutare, per altri un errore.
Il combinato-disposto della crisi economica, la speculazione sul nostro debito sovrano e le nostre imprese e l’assalto giudiziario hanno rimesso il tema sul tappeto.
Io non sono tra quelli che pensano che la sua uscita sia la soluzione per i nostri mali.
L’ho scritto ieri e lo ripeto oggi: il Cav esce? L’Italietta resta.
Con i suoi problemi, le sue ipocrisie, le sue cricche, i suoi clan, le sue lobby e la sua cronica irriformabilità.
 Sono però assolutamente convinto che bisogna evitare il crash di Berlusconi, per il bene del blocco sociale che l’ha votato e per il futuro del centrodestra.
Sergio Romano ieri sul Corriere della Sera ha avanzato la proposta: il premier annuncia che non si ricandida, propone al Capo dello Stato il voto nel 2012 e avvia la transizione.

Sorvoliamo sul fatto che di costituzionale non c’è nulla e diciamo per carità di patria che è tutto molto bello.
Poi però dobbiamo tornare sulla terra.
Anzi, stare in aria.
Siamo in fase di atterraggio d’emergenza, dobbiamo provare il soft-landing.
Benissimo.
Si fa così: i piloti registrano la perdita di un motore e problemi al radar.
Volo a vista. Avvertono il primo aeroporto disponibile.
Si fanno guidare via radio dalla torre di controllo.
Tutto il traffico aereo intorno viene fermato.
Un’esercitazione militare pericolosissima bloccata.
La pista viene sgombrata e l’aerostazione evacuata.
I vigili del fuoco si tengono pronti, le ambulanze pure.
All’interno del jumbo primo e secondo pilota tengono la rotta e seguono il piano di volo, l’equipaggio (hostess comprese) è calmo, fermo, rassicurante.
I passeggeri sono tutti consapevoli di quel che stanno affrontando, ma sono pronti a indossare la maschera d’ossigeno, non si fanno prendere dal panico e hanno le cinture di sicurezza ben allacciate.
Tutti svolgono il loro compito in maniera perfetta.
Il volo balla un po’, in pista caracolla ma alla fine è salvo.

Nel caso del governo Berlusconi la situazione è la seguente:

- il primo pilota (Silvio) non ha ancora deciso che rotta prendere;
- il secondo pilota (Tremonti) è in difficoltà con i piani di volo;
- l’equipaggio (il governo) è incerto e non ricorda le procedure di salvataggio;
- i passeggeri (il Parlamento) sono preda del panico e non vogliono atterrare ma restare sempre in volo fino al 2013;
- la torre di controllo (Napolitano) dà istruzioni ma alla radio dall’altra parte non trova nessuno;
- i vigili del fuoco (i sindacati) sono in sciopero;
- le ambulanze (gli industriali) non partono perché senza carburante;
- le esercitazioni militari (la magistratura) non solo non si fermano ma continuano un gran lancio di razzi e missili intorno al jumbo in avaria.

Ecco, caro lettori, questa è la realtà.
Voi stareste alla cloche dell’aereo con tanta serenità?
Sareste certi della piena collaborazione di tutti nell’atterraggio d’emergenza?
O provereste a restare sopra le nubi finché c’è carburante pianificando un rifornimento in volo?
In America si dice, «ask the pilot», chiedete al pilota.

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.