lunedì 5 settembre 2011

ipotecati il Pd iscritto al partito dei banchieri. Ma da Caldoro a Bocchino, è corsa a Profumo.


di Nino Sunseri

Il Pd tifa per il Partito dei Banchieri.
Una dimostrazione che a sinistra, in questo momento, regna una certa confusione.  
La nomination a favore del’ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo ieri a Cernobbio è arrivata da Enrico Letta che vede «molto bene la sua discesa in politica».
Non solo.
Lo vorrebbe candidato fra le file dei democratici.
«Ora glielo vado a chiedere», scherza con i cronisti.

Secondo Letta, l’ex banchiere è una persona «competente e appassionata», insomma uno di cui «ci sarebbe bisogno».
Perché «in politica servono mediatori e decisionisti e credo che questa sia una caratteristica che fa sì che una persona come lui possa essere fondamentale». Una dichiarazione che suscita un certo numero di interrogativi.
Qualcuno anche di peso.
A cominciare dal fatto che Enrico Letta non è proprio un personaggio di secondo piano nella galassia del centro-sinistra.

Anzi, si può considerare una stella di prima grandezza essendo vice segretario del Pd. Abbastanza bizzarro che proprio da qui arrivi l’arruolamento nel Partito dei Banchieri. Il numero due della formazione che raccoglie quel che resta del vecchio Pci e della tradizione operaia dell’Italia pronto a votare per un grande banchiere. Nella cosmologia della vecchia sinistra il capo di una banca era considerato un nemico ancora peggiore del padrone.
Era, infatti, detentore delle chiavi del capitale.
Qualche estremista (ma erano altri tempi) si domandava se era più criminale rapinare una banca o averla fondata. Ma stiamo parlando di un’altra era geologica.
Con gli anni, da quanto si capisce, le inclinazioni sono diverse.
Ma certo desta un po’ di curiosità immaginare una campagna elettorale in cui la classe operaia, o quel che ne resta, viene invitata a votare per un grande banchiere internazionale.

Difficile spiegare che un signore che ha lasciato la sua poltrona con una liquidazione di quaranta milioni possa fare gli interessi di gente che, nella migliore delle ipotesi, guadagna millecinquecento euro al mese.
Ma c’è di più.
Letta, a quanto pare, ha fatto la nomination del “Papa nero”.
Vale a dire il nuovo leader della sinistra ingaggiato fuori dalle componenti del partito. Una aperta sconfessione del lavoro svolto da Bersani che, infatti, non l’ha presa bene.

«Non si pensi di ridurre il Pd a una salmeria – mette in guardia il segretario– Tutti sono i benvenuti a patto che non si conceda niente a ipotesi personalistiche».
Profumo è avvertito.

E con lui gli altri aspiranti candidati alle primarie: dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, al leader di Sel Nichi Vendola, fino allo stesso Montezemolo.

In realtà l’annuncio dell’ex amministratore delegato di Unicredit sta creando a sinistra ancora maggiori problemi dell’imminente discesa in campo del presidente della Ferrari.

Per esempio Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha immediatamente appoggiato la “nomination” del banchiere.
Un applauso che si aggiunge a quello fatto scattare venerdì, proprio a Cernobbio, da Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa.
Ma Pisapia non è un sindaco di sinistra?
La sua elezione non è servita a dare sicurezza alle fasce meno protette della città che Letizia Moratti aveva maltrattato?

Invece emerge che anche il nuovo inquilino di Palazzo Marino è irresistibilmente attratto dal fascino del Partito dei Banchieri.
Che lo faccia Alberto Bombassei, patron di Brembo e vice presidente di Confindustria, è abbastanza normale.
Ma anche il sindaco di Milano eletto a sinistra e il vice segretario del Pd?

In ogni caso dovranno mettersi in coda perché secondo Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, «se Profumo scenderà in campo lo farà con noi».
Opinione condivisa da Pierferdinando Casini che però, almeno a parole, smorza gli entusiasmi parlando di «dibattito prematuro».
Chiusura totale, invece, dalla Lega.

«Non bastava Montezemolo. Ora c’è anche il banchiere trombato che vuole insegnarci come fare su tasse e pensioni», sostiene Roberto Calderoli.
In realtà la disponibilità dell’ex amministratore di Unicredit sembra aver scatenato una certa quantità di dibattito d’accademia.
In democrazia non bastano le “nomination” o le autocandidature.
Poi ci sono i voti nelle urne.
Quanti ne ha Profumo?
Difficile dirlo.

Per il momento la sua principale funzione sembra essere quella di aver catalizzato un po’ di scontenti. Anche a destra, ovviamente.
Non a caso Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, offre il suo appoggio.
Giudica Profumo «persona che ha voglia di lavorare di affrontare le difficoltà».
Le parole però stanno a zero.
Siamo ancora al pre-campionato quando tante squadra sognano lo scudetto.
Poi c’è il fisco d’inizio e il pallone comincia a correre.
Solo in quel momento si può vedere chi ha veramente muscoli.

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.