lunedì 19 settembre 2011

“Cavaliere, fatti più in là”. Ma son politici o emuli delle sorelle Bandiera?

 di Paolo Guzzanti

Berlusconismo senza Berlusconi? Berlusconiani al gran complotto? Letta e Confalonieri suggeriscono una exit strategy? E perché non, già che ci siamo, una road map.

VAI ALLE BAHAMASPrima osservazione: soltanto in Italia può nascere e svilupparsi un partito ballerino del “passo indietro” richiesto ad un presidente del Consiglio che è tale perché è stato votato dal popolo sovrano. Non si conoscono precedenti. Un premier può, sì, dimettersi perché, pur avendo i numeri per governare, ritiene che le condizioni politiche non ci siano. Il caso più noto e clamoroso fu quello di Charles de Gaulle che si dimise da presidente della Francia per aver perso un referendum marginale.
Tutto il bestiario della retorica e l’attrezzeria teatrale è al lavoro per descrivere un quadro che ci sembra sempre lo stesso da anni: se Berlusconi debba (voglia, pensi, sia costretto a) andarsene facendo il famoso passo indietro.

 
come ha proposto Buttiglione) oppure si può rallegrare perché gli viene garantito che non ci saranno “vendette” (Rutelli e Bocchino).
Tutto ciò, in termini costituzionali, storici e anche di semplice fisiologia della democrazia occidentale, è fuori-gioco, è improprio, è arbitrario e illegittimo.
Sia come sia, il tam-tam che suona nella foresta italiana – “Silvio, sii gentile, per favore, fai un passo indietro e vai alle Bahamas” – si è esteso dalle tribù dell’opposizione a quelle della maggioranza.
C’è da sorprendersi? No, non si tratta dell’eccezione, ma della regola: quando un grande leader è in scadenza (e certamente Berlusconi lo è non foss’altro che per motivi anagrafici) il popolo della giungla politica diventa antropofago e reclama il banchetto in cui viene servito il grande capo. Succedeva e succederà in tutti i partiti, nessuno escluso. Dunque, il fatto che nel PdL stia montando l’antropofagia è un segnale brutale ma fisiologico: ognuno pensa al proprio futuro, avvertendo regolarmente che si tratta del futuro della patria. Tutti chiedono, o cercano garanzie, alleanze, o almeno l’opportunità di fare quattro chiacchiere e fare squadra.

Però se mettiamo insieme la fisiologia della febbre di successione nella maggioranza con la richiesta del passo indietro della minoranza, abbiamo alla fine una anomalia esponenziale. E questo perché la fisiologia della successione va a prendere in prestito strumenti e obiettivi che fanno parte delle armi dell’opposizione, che sono del tutto improprie perché le opposizioni possono gridare slogan in cui chiedono le dimissioni dell’esecutivo, ma non suggeriscono questa specie di tango alla rovescia in cui il capo del governo accetta “salvacondotti” (

BERLUSCONI COME GHEDDAFI?Ma Berlusconi resiste. Lo descrivono in molti articoli di fanta-giornalismo come “arroccato”, suggerendo per lui una analogia con Gheddafi: esca dal suo fortilizio, si tolga di mezzo (il “passo indietro”) e avrà un salvacondotto e una polizza d’assicurazione anti vendetta. Tutto ciò è, per le tradizioni parlamentari democratiche, ridicolo e inaccettabile.
Io che ho votato il 14 dicembre scorso la sfiducia a Berlusconi, puntavo alla sua caduta nell’unica sede prevista: il Parlamento. E lo feci perché pensavo che questo governo, lacerato dal conflitto fra PdL e Lega, non fosse in grado di affrontare con la decisione necessaria la crisi economica che già si profilava in tutta la sua tragedia. Ma quando vidi che il governo aveva resistito politicamente oltre che numericamente alla mozione di sfiducia (recuperando in seguito anche molti altri voti in Parlamento) vidi anche che erano esaurite tutte le possibilità costituzionali per far cadere un governo, che invece non era caduto affatto. E poiché consideravo e considero che la peggior sciagura che possa capitare all’Italia sarebbero elezioni anticipate mentre si naufraga fra gli scogli e i pescecani della speculazione, decisi responsabilmente di passare nel gruppo dei responsabili, sciaguratamente preso per i fondelli a causa della personalità dell’ex dipietrista onorevole Scilipoti. Ma da allora il governo è in sella, non soltanto legittimato a governare, ma con l’obbligo morale di governare.

UN ALTRO 25 LUGLIO
A quel punto è nata la manfrina del “passo indietro”, o di lato, che ci ricorda il grottesco refrain delle “sorelle Bandiera” nel programma cult “Quelli della notte” di Renzo Arbore che cantavano “fatti più in là”.
Secondo noi Berlusconi fa bene a non farsi più in là, e non per una questione personale ma per l’obbligo morale di non avallare un precedente inaccettabile: quello per cui un governo legittimamente votato da un Parlamento eletto dal popolo e che ha superato tutti i voti di fiducia previsti, debba “farsi più in là” sotto una pressione tutta e soltanto psicologia, venata di terrorismo.
La venatura terroristica comincia quando si suggerisce in maniera allusiva o esplicita che quello berlusconiano è stato un “ventennio” come quello mussoliniano. E che dunque sarebbe ora di passare alla resistenza armata (di comportamenti illegittimi), offrire al “duce” un salvacondotto e una protezione anti-vendetta. Ma stiamo scherzando? Scalfari ha detto in televisione di sperare in un nuovo Dino Grandi (il ministro degli esteri fascista che ottenne la convocazione del Gran Consiglio che mise in minoranza Mussolini costringendolo costituzionalmente alle dimissioni) per fare cadere Berlusconi e si sprecano le allusioni a fatti che non hanno nulla a che fare con la politica democratica, come la primavera araba, l’assedio di Gheddafi e la sua prevista caduta definitiva.
LA BALLA DEL GOVERNO TECNICO Questo il fondale su cui si muovono gli attori. Ma che cosa prevede il copione? Nessuno è in grado di saperlo, salvo il fatto evidente che la stampa antiberlusconiana radicale, legittimamente capeggiata da Repubblica, gonfia ed esalta qualsiasi sussurro e stormir di fronda nella maggioranza, dove peraltro il malumore procede insieme all’incertezza e l’incertezza con la paura perché, secondo il vecchio detto anglosassone, non si può chiedere ai tacchini di festeggiare il Natale con animo lieto.

Però, essendo tutto in movimento, tutto è teoricamente possibile. Si ha l’impressione che l’eterna candidatura di Montezemolo (che vuole la patrimoniale) sia più di facciata che di sostanza e nessuno sa bene, nemmeno lui stesso, che cosa farà Pierferdinando Casini nel terzo polo, dove l’iniziale leadership di Gianfranco Fini è andata impallidendo fino a scomparire come il sorriso del gatto di Alice.

Il perno comunque resta il presidente Napolitano che sa di giocarsi la forte reputazione di cui gode. Lui ha ben chiaro ciò che la Costituzione prevede: non ama le scorciatoie, né essere tirato per la giacchetta dagli zelanti e sa che Berlusconi gode della piena legittimità e starà al suo posto fintanto che lui stesso non decide.
Ma Berlusconi è effettivamente sottoposto a una pressione giudiziaria sconosciuta nelle democrazie: la decisione della Procura di Napoli di minacciare pubblicamente “

Ed ecco che torna a galla la domanda primitiva e banale che è già stata posta: chi glielo fa fare a Berlusconi ad andare avanti? Perché non sale sul suo yacht, o su uno dei suoi aerei, e non se ne va veramente alle Bahamas. Le risposte a questo quesito semplice sono due. Quella del fronte antiberlusconiano sostiene che il presidente del Consiglio è condannato a restare in carica proprio per proteggersi dall’arresto a causa dei suoi processi antichi e recenti. Il fronte opposto, vicino al presidente del Consiglio, fa notare carte alla mano che i processi sono cominciati scatenarsi esattamente quando Berlusconi decise di scendere in campo nel 1993, cioè diciotto anni fa.
CI SI METTE ANCHE MADONNADebbo dire che da giornalista mi sono occupato della questione concludendo che non ci sono dubbi sull’anomalia numerica dei processi e delle indagini sull’imprenditore politico. E non c’è dubbio che sono cominciati quasi tutti (non tutti) con la sua entrata in politica.

Io ho condannato severamente il comportamento privato di Berlusconi e non per motivi moralistici ma perché convinto che non esista vita privata delle persone pubbliche e che tutto quel che fanno assume poi un peso politico. Ma questo discorso non ha nulla a che fare con l’accanimento inquisitorio con cui si vuole trasformare anche davanti all’opinione pubblica internazionale il capo del governo italiano in un lenone.

E’ ovvio che di fronte ad accuse tanto sconsiderate – quali che siano i gravissimi errori di immagine commessi da Berlusconi – i giornali stranieri si regolino di conseguenza e che una star di prima grandezza

IL FATTORE UMANODunque, tutto il peso del gioco sta sulle spalle dello stesso uomo: Berlusconi potrebbe cedere umanamente e decidere di abbandonare, ma non ce lo vedo affatto. L’uomo è tenace e combattivo, anche dispettoso quando è il caso, e non ha alcuna voglia di farsi mettere da parte. Il che non esclude un finale a sorpresa, ma non sappiamo se augurarlo al Paese un tale finale, visto che qualsiasi altro governo si voglia fare in questa legislatura (le elezioni anticipate non le vuole nessuno) deve poter contare prima di tutto su un gesto personale di dimissioni del premier e, secondo, deve poter contare in Parlamento sui voti del Pdl, di tutto o di larga parte.

L’idea di un governo tecnico è una balla: qualsiasi governo è politico perché deve chiedere la fiducia del Parlamento. E oggi un governo politico è inesistente: manca una maggioranza politica, manca una politica economica unitaria, manca una leadership e manca un leader. Manca un po’ troppa roba perché possa seriamente vedere la luce un tale governo. Ma potrebbe vedere la luce in modo non serio, e allora, di nuovo, tutto è possibile.
come Madonna chieda con sincero candore: “Ma non ha scritto già tutto l’Economist?”.
 
l’accompagnamento coatto” del Presidente del Consiglio dei ministri se nella giornata di domenica non si presenterà a testimoniare nel caso Tarantini, mostra un conflitto verticale fra i poteri che la fragile struttura della nostra democrazia a fatica sopporta. Come si fa a sottoporre ad accompagnamento coatto la persona che governa il Paese per mandato popolare? Lo si va a prendere la mattina con i carabinieri? Ci va il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri accompagnato dal suo Stato Maggiore o ci va l’appuntato Esposito?

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