martedì 13 dicembre 2011

Lotta all’evasione ma non da cretini

 TASSE E DIRITTI
di Arturo Diaconale

Robin Hood era comunque un ladro.
E lo sceriffo di Nottingham il tutore della legge.
Ma ci sarà pure una ragione se nell’immaginario collettivo Robin Hood è diventato il simbolo della protesta legittima del popolo affamato e lo sceriffo di Nottingham quello delle ingiuste angherie del governo avido ed affamatore.

A questa ragione bisogna fare riferimento per dare una risposta adeguata all’ondata, spesso provocata ad arte ma ancora più spesso assolutamente spontanea, di rabbia e di contestazione che sta progressivamente crescendo contro l’Agenzia delle Entrate.

La ragione è fin troppo semplice.
Quando la pressione fiscale viene percepita dai cittadini come eccessiva ed ingiustificata, la protesta popolare si manifesta automaticamente contro chi è incaricato dal governo di riscuotere le tasse e perseguire chi resiste o cerca di sfuggire alla morsa fiscale.

Chi sostiene la necessità di ridurre il debito pubblico alzando una volta per tutte il livello della lotta all’evasione, bolla questa ragione come una sorta di giustificazione dell’illegalità.
Una giustificazione che diventa particolarmente grave quando la protesta contro l’Agenzia delle Entrate non si ferma alle parole ma assume l’aspetto odioso e criminale delle azioni terroristiche.
Ma la tesi va ribaltata. Perché la violenza, anche quella verbale e non solo quella terroristica, va sempre e comunque condannati.

Ma la condanna non deve diventare l’ottuso pretesto per rifiutare di identificare e denunciare la cause che rendono popolare Robin Hood ed odioso lo Sceriffo di Nottingham. Paradossalmente,infatti, è il rifiuto a discutere e capire che diventa la giustificazione di chi sfrutta il disagio e la protesta per esercitare una violenza che comunque eserciterebbe con pretesti di qualsiasi altro genere.
Per disinnescare il terrorismo, allora, non c’è altra strada che riaffermare da un lato la condanna della violenza ma comprendere dall’altro le cause dell’irritazione popolare.
E di farlo prima che l’irritazione diventi rabbia e che chi pesca nel torbido abbia in regalo su di un piatto d’argento l’occasione e le condizioni per accendere il fuoco della rivolta e gettare il paese nel caos.

Il punto di partenza è che nessuno puòmettere in discussione la necessità della lotta all’evasione.
Ma, al tempo stesso, nessuno può pensare che questa lotta debba essere condotta in maniera indiscriminata, senza il rispetto per le regole dello stato di diritto (i diritti inalienabili del cittadini) e con metodi e misure tanto odiose quanto controproducenti.
In uno stato autoritario e di polizia sarebbe più facile debellare il fenomeno dell’evasione.
Ma, anche se qualcuno sarebbe ben felice di vivere in uno stato del genere (ovviamente stando dalla parte della casta di potere e non dei cittadini), la nostra continua ad essere una democrazia liberale.
In cui il governo può anche infischiarsene per ragioni d’emergenza del principio del “pacta sunt servanda” o realizzare la schedatura bancaria di massa, ma non può pensare di applicare la presunzione di colpevolezza nei confronti di tutti i cittadini trattandoli tutti da riciclatori di stampo mafioso.

Perché nella Costituzione è prevista la presunzione di innocenza e non di colpevolezza.
E perché la corda troppo tesa alla fine si rompe e manda all’aria il patto sociale su cui si fonda il sistema democratico.
La lotta all’evasione, allora, deve essere condotta con equilibrio ed accortezza.
Evitando non solo di calpestare i diritti dei cittadinima, soprattutto, evitando di dare l’impressione di farlo con misure particolarmente ingiuste ed odiose.

Se si rivalutano del 60 per cento le rendite catastali dei singoli cittadini e solo del 20 per cento delle banche si getta benzina nel fuoco.
Se si pretende che qualche milione di anziani con pensioni di fame si dotino di conti correnti bancari e postali e di carte di credito non si combatte l’evasione (che è fatta da chi sposta i capitali all’estero). Si fa un favore a chi si spaccia per RobinHood e ci si comporta da cretini.
Come lo sceriffo di Nottingham!

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