domenica 11 dicembre 2011

COMICI TRISTI SENZA L’ISPIRAZIONE DEL CAV



di AFRA FANIZZI

Ci sono eventi, personaggi e persone che segnano inevitabilmente un momento importante, quelli che fanno dire “dopo di lui niente sarà più come prima”.
Lo si dice pensando ai gruppi musicali, come ad esempio i Take That che hanno rivoluzionato e creato le boy band (ma che magari non hanno cambiato la musica).
Lo si è detto dopo l’11 settembre per spiegare l’aria di allarmismo diffuso e la paura dell’islam e degli islamici, per fornire anche un alibi a paure e pensieri negativi, e possiamo dirlo anche ora che Silvio Berlusconi ha fatto un passo indietro dal mondo della politica.
Almeno formalmente.
Ma questa `e un’altra storia.

E'  palese comunque che con l’uscita di scena di Berlusconi (dimessosi dal suo ruolo di presidente del Consiglio) si sia creato un vero e proprio corto circuito: il Cavaliere va ai processi e “La Repubblica” non riesce più a fare paginate e paginate di intercettazioni;  il “Corriere della Sera” si concentra sulla lotta alla casta, che sia quella delle università o dei politici poco importa e prova così a prendere di pancia gli italiani.
L’importante, per il quotidiano, `e che ci sia una lotta da combattere che sostituisca l’odio viscerale nei confronti dell’ex presidente delConsiglio, reo di dispensare troppi sorrisi.

Ma fossero solo i giornali a sentirsi un po’ più soli e a non avere più retroscene e storielle da approfondire.
Perché questa perdita di “senso” la stanno avendo anche comici come Roberto Benigni.
Osannato come fosse l’unico attore comico rimasto sulla faccia della terra, ha dimostrato come, per poter scherzare e far ridere abbia un estremo bisogno di Silvio Berlusconi.
Che suo malgrado non offre più materiale per i suo monologhi.
Dopo l’esibizione nel programma di Fiorello, infatti, in molti hanno giudicato l’esibizione spenta, e lo stesso Aldo Grasso ha parlato di un “orfano” di Berlusconi.

L’unico che continua a resistere pare essere Michele Santoro che si è caratterizzato nella sua lotta al berlusconismo e che continua perciò a lavorare su questo aspetto anche nel suo programma “Servizio pubblico”, che però nell’ultima puntata qualche punto di share lo ha perso.
Insomma, Berlusconi aveva il suo appeal, ma ora, con questa austerity che regna sovrana (se n’è parlato spudoratamente e senza vergogna anche per la prima alla Scala) e le poche notizie che offre Silvio, tutto diventa più difficile. 

 
E non è un caso che anche i programmi di approfondimento politico, come “Ballarò”, abbiano visto un calo degli spettatori, da legare senza dubbio alla presenza di argomenti che attirino di più, ma soprattutto legati alla scarsezza di interpretazioni che forniscono le cose dette da questo governo.
Governo Monti che continua a mantenere un profilo basso e che nelle comunicazioni con la stampa è più vicino al modello inglese che a quello italiano.
Basti pensare alle conferenze fiume fatte per spiegare quanto succede, durante le quali non c’è un accenno ad un sorriso, ma solo risposte tecniche e basta.

Che dire allora degli “indignados”?
No perché anche di loro si continua a cercare qualche traccia in piazze, prati e comuni, ma pare che siano totalmente scomparsi.
Che non si siano semplicemente rintanati nelle loro case, decisamente più calde della strada?
Viene, perciò, sempre più da pensare che tutti quegli strilli altro non erano che la solita lotta contro Berlusconi e il berlusconismomascherata da lotta contro la crisi.

Insomma Berlusconi, individuato come l’unico colpevole di quanto stava e sta succedendo nel Paese, era l’unico obiettivo di questi indignati dell’ultima ora.
Scomparso Berlusconi, è scomparsa anche la voglia di battagliare, di fare, di protestare.
E così niente più sit in davanti piazza Montecitorio.
Niente più rappresaglie con uova e altro.
Niente di niente. 

 
Eppure l’Italia annaspa e lo stesso Pd, che dovrebbe offrire un’alternativa credibile, annaspa.
Accanto agli indignados, anche il popolo viola e i grillini.
Di questi ultimi nessuna notizia.
Non una parola, niente di niente.
Un silenzio persino inquietante che se non altro dovrebbe far riflettere chi a questi gruppi si era avvicinato, pensando poter cambiare il mondo.
Anzi no.
Pensando di poter mandare a casa Berlusconi.
Insomma, l’unico vero e solo problema era la presenza del Cavaliere al governo.
E dei suoi fedelissimi.
asti pensare a quanti studenti non hanno dato pace all’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e quanti (tutti) ora se ne stiano tranquillamente nei loro banchetti, sotto i tetti delle loro scuole e università che solo fino poco più di un mese fa non funzionavano per niente.

E a tutto questo, ovviamente, contribuisce anche il tono “morbido” dei quotidiani nei confronti del governo Monti.
Ostruzionismo nonce n’è.Ora tutti collaborano allegramente,ma solo un mese fa non facevano che sbraitare e lamentarsi e creare ancora più tensione in un paese già spaccato di suo.
Ah, a proposito!
Non vi sarete certo dimenticati della questio-
ne di Francia eGermania pronti a puntare il dito contro quella cattivona e poco seria Italia.
Certo che no.
Perché oggi, mentre a Bruxelles si lavora per non far crollare l’Euro, tutti sembrano concordi nel ritenere che tedeschi e francesi facciano troppo i maestrini e che sia- no in fondo i primi ad avere i problemi.
Per la serie non tutti i mali vengono da Silvio.
Eppure quando la cancelliera AngelaMerkel e il presidente Nicolas Sarkozy se la ridevano allegramente, in pochi si sono resi conto dello smacco fatto all’Italia, che avrebbe preteso almeno una telefonata ti scuse da uno dei due leader.
Telefonata mai arrivata.

Ma non stupisce più niente.
Perché se quello di appena un mese fa era un Paese pronto a proclamare scioperi su scioperi, pronto a scendere in piazza e a fare continui sit in davanti apalazzo Chigi, quella di oggi è un’Italia nuova.
Dove va tutto bene.
Dove sì, si sciopererà pure, ma per tre o al massimo quattro ore, che vuoi che siano.

Il vero problema, non era la crisi, ma Silvio Berlusconi e ora lo sanno tutti.
Il problema ora sarà ripartire.
Questa volta per davvero.
Ma la verve sarà la stessa di quanti protestavano?
Chissà.

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