sabato 31 dicembre 2011

Il Cav non lascia la politica: "Crisi colpa di una Ue divisa ma l'Italia saprà risollevarsi"

Berlusconi al Tg5: "Nonostante la manovra dei professori, lo spread resta alto". E punta il dito: "Resta la vergogna di chi mi ha indicato come la causa di questa crisi"


Nonostante la manovra del "governo dei professori", il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund tedeschi rimane "a livelli elevati" e la crisi "continua a mordere".

Dopo essere stato più volte attaccato dalla sinistra e dai poteri forti, Silvio Berlusconiconferma il proprio impegno in politica e rinfaccia alla politica e ai media di aver strumentalizzato la crisi economica per far cadere il precedente governo disinformando gli italiani e dando un'immagine sbagliata del Belpaese all'estero. "Risulta sempre più evidente - fa notare il Cavaliere - la vergogna di chi ha indicato il mio governo come l'unica causa di questa situazione".

venerdì 30 dicembre 2011

Merkel e Napolitano hanno fatto fuori il Cav? La telefonata segreta tra Berlino e il Colle


Sul sito del Wall Street Journal viene pubblicato un retroscena sulle pressioni che la Germania fece all'Italia per scongiurare il pericolo di affossamento dell'Euro. Secondo il quotidiano americano, Angela Merkel "in una fredda serata d'ottobre" fece una chiamata riservata a Giorgio Napolitano, "suggerendogli" di adoperarsi per cambiare il premier. Il Pdl: "Adesso il Quirinale smentisca". E la smentita del Colle non si è fatta attendere: "Nella telefonata non venne avanzata alcuna richiesta di cambiare il premier". Timeline, le dichiarazioni di Napolitano dalla telefonata con la Merkel alle dimissioni del Cavaliere.




Per scongiurare che la crisi italiana affossasse l’euro, nel mese di ottobre, il cancelliere tedesco Angela Merkel chiamò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Motivo? "Suggerirgli" di trovare un altro premier per sostituire Silvio Berlusconi. Sul sito del quotidiano americano un lungo articolo ricostruisce le pressioni sul Colle che portarono poco tempo dopo all’avvicendamento tra Berlusconi e Mario Monti. ll Wall Street Journal dedica due pagine intere alla ricostruzione dell'ultimo periodo di Berlusconi a Palazzo Chigi, basandosi su interviste con oltre 20 attori politici, alcuni dei quali di primo piano, e documenti di prima mano.

Lo spread alle stelle ci dimostra che Monti non è Mago Merlino e il Cav. non è Belzebù



di Benedetto Marcucci


Diciamo la verità, al di là delle simpatie e delle idee che ognuno può avere su questo e sul passato governo, tutto ruota intorno a una sola questione: il debito. 

Si potrebbe discutere molto su come si è creato e chi ha contribuito di più a gonfiarlo, oltre il limite di sicurezza, ma ormai c’è. 
E l’imperativo categorico è abbatterlo. Ci avevano detto che con il passo indietro di Berlusconi e il conseguente avvento di Mario Monti lo spread, ormai divenuto a tutti familiare, sarebbe crollato di 150-200, alcuni si spingevano a dire 300 punti. 
Purtroppo abbiamo capito che Monti non è Mago Merlino e che Berlusconi non è Belzebù.

giovedì 29 dicembre 2011

La richiesta di Di Pietro

CONTROCANTO

di Orso Di Pietra

Invece di chiedere al governo di bloccare la fuga dei capitali all'estero (pare che negli ultimi mesi undici miliardi di euro siano finiti nei paradisi fiscali per sfuggire alla patrimoniale camuffata ed ai balzelli dei “tecnici” di Mario Monti), il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro dovrebbe chiedere al Presidente del Consiglio di bloccare la fuga di notizie da Palazzo Chigi e dai ministeri.

Se continua ancora a girare la voce che per finanziare la fase due della manovra il governo voglia ricorrere al prelievo forzoso sui conti correnti e all'aumento delle tariffe autostradali, c'è il rischio concreto che i miliardi in fuga diventeranno almeno il doppio. 


A dimostrazione del fatto che alle volte è più conveniente combattere i cretini che i mascalzoni!

Quello strano rapporto tra spread e media


di  -  




Dall'Economist a Repubblica, dal Pd alla Marcegaglia: per mesi media e poteri forti hanno sostenuto che le dimissioni di Berlusconi avrebbero fatto scendere il differenziale. Ecco perché non è così: GRAFICO INTERATTIVO


Quello che ai più sfugge è che il differenziale tra Btp e Bund tedeschi oltre la soglia psicologica dei 500 punti base con rendimento al 7% non può far altro che obbligare il governo a varare entro breve un'altra manovra economica per riuscire a pagare quegli stessi interessi da capogiro che servono allo Stato per "piazzare" sul mercato i propri titoli.

Oggi come ad ottobre: nulla è cambiato. Basta dare un'occhiata al grafico dell'ultimo trimestre per capire che le dimissioni di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi non sono servite a niente. Adesso, però, le cassandre della sinistra tacciono, i giornali progressisti volano bassi e l'intellighentia dei poteri forti rivede le proprie posizioni. Perché non c'è più il Cavaliere da impallinare per una crisi economica che non nasce in Italia e che l'Italia non può risolvere (guarda il grafico interattivo).

Manovra, di nuovo aria di patrimoniale:

adesso spunta il prelievo una tantum La fase due della manovra assomiglia molto alla fase uno: un’altra stangata per le famiglie.




Allo studio, secondo indiscrezioni, dismissioni del patrimonio pubblico. Ma anche un prelievo una tantum sui patrimoni delle famiglie. Insomma, la fase due dell'esecutivo Monti non si discosterà molto dalla fase uno. Berlusconi infastidito:

misure da concordare. Il presidente di Confedilizia, Sforza Fogliani boccia la riforma del catasto: "Proprietari di casa tassati due volte"

martedì 27 dicembre 2011

La natura "nascosta" di Giorgio Bocca


Biografia non autorizzata di un fascista

di Milton27 
Leo Longanesi disse, “I fascisti si dividono in due categorie: fascisti ed antifascisti”. 
Alla seconda categoria apparteneva Giorgio Bocca, che per la verità fino al 1943 è appartenuto anche alla prima, dopo aver firmato nel 1938 il Manifesto in difesa della razza a sostegno delle leggi razziali e che ancora nel 1942 scriveva “Sarà chiara a tutti … la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù”.

domenica 25 dicembre 2011

˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜ Buona Natale ˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜

   
"Non vi è nulla di più triste che svegliarsi la mattina di Natale e 
scoprire di non essere un bambino"
                                                                                     
                                                                                  ~  --   - Erma Bombeck- -- ~     
                            
 Tantissima serenità gioia e amore ....

……………¨♥*✫♥,
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…¸.•✫……BUON NATALE !!!!    
       


˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜ Buona Natale ˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜

sabato 24 dicembre 2011

Ballata malandrina di Natale



 - di Marcello Veneziani - 

Ruba il medico al neonato e già nasce col reato, di provette è spacciatore per il caro genitore.
Ruba forte il calciatore e ti trucca la partita per godersi poi la vita.
Ruba esami il professore, fa la cresta all’attestato e lo piazza al candidato. Ruba tanto il dirigente e si pappa la tangente.
Ruba grosso l’evasore e al fisco manco l’odore.
Ruba il vigile al Comune e il multato rende immune, scambia multe con mazzette o le commuta in tre fette.
Ruba a norma il finanziere come ruba il salumiere, ruba pure l’impiegato e perfino il magistrato.
Ruba in piccolo il tassista, ruba in scala il grossista, ruba a iosa il commerciante, ruba al volo l’ambulante. 

Ruba lesto l’artigiano ruba l’Ici il cappellano, ruba infine il beccamorto col cadavere d’asporto. 
Per il loculo ci prende e coi soldi poi ci stende.
Ruban tutti in questa terra e perfino sottoterra. 

Dalla culla al cimitero, non c’è scampo per davvero.
Dalla nascita alla morte hanno tutti pari sorte.
 

E poi dicono la Casta, ma son della stessa pasta. 
Con i tecnici è immutato, la rapina è anche di Stato. 
Ora che vige il capestro, l'Italia è sotto sequestro. 
Pignorata è ogni sua branca da Equitalia ed Eurobanca. 
E per non lasciarci soli già ci attorniano i mariuoli.
Anche le vacanze sante se le ruba il lestofante. 

Ecco l'albero natalizio, ogni ramo spunta un vizio.
È il presepe di Natale di un'Italia fatta male, dove l'asino ruba al bue ed il fisco ad ambedue.

venerdì 23 dicembre 2011

Ecco come la casta si perpetua

Impressionante elenco di provvedimenti durante l'ok alla manovra.

Di Mario Giordano

 Cronache da Marte, il pianeta della Casta. Mentre qui sulla Terra arriva una manovra fatta al 90 per cento di tasse, che cosa succede lassù nell’empireo dei privilegi?

Ecco un breve quanto impressionante elenco degli eventi dell’ultima settimana. 

La lezione spagnola. Tagli e niente tasse



 
- di Nicola Porro -      

 
Il nuovo premier spagnolo, il popolare Mariano Rajoy, si è presentato in Parlamento e ha detto due cose fondamentali: non verranno aumentate le tasse e si procederà a tagli della spesa pubblica, salvando però il potere di acquisto dei pensionati.

giovedì 22 dicembre 2011

AVVISO DI LICENZIAMENTO?

 

Bersani alza i toni ma parla fra le righe

di Pietro Salvatori

Lo scontro tra sindacati e governo sul tema del mercato del lavoro sta concedendo tempo al Pd. Pierluigi Bersani si trova al cospetto di un bel grattacapo. 

Le esternazioni muscolari del responsabile economia del partito, Stefano Fassina, si proponevano, pochi giorni fa, di soffocare l’astro nascente di Pietro Ichino, che sull’idea della flexsecurity sta trovando più di una sponda nel governo.
Non è un caso che il segretario del Pd abbia liquidato in un primo momento la polemica sull’articolo 18 rimandando la questione a dopo Natale. 

FNSI un po' scorretta

CONTROCANTO


di Orso di Pietra


 E' caduto in disuso l'adagio in gran voga nel secondo scorso che recitava “donne e motori, gioie e dolori”.
Non si ripete più perché in odore di maschilismo.
E nell'era del post-femminismo imperante non è politicamente corretto citare affermazioni che puzzano di fallocentrismo lontano un miglio.
Ma che cavolo deve essere successo nella sede dell'informazione italiana politicamente corretta per spingere nei giorni scorsi alcuni dirigenti della Federazione Nazionale della Stampa a commentare l'intervento del ministro Elsa Fornero sui presunti privilegi dell'Inpgi (Istituto di Previdenza dei giornalisti) con la battuta: “donne e pensioni, rottura di coglioni!?”.

mercoledì 21 dicembre 2011

Governo/ Berlusconi: D'ora in poi ci consultino o non ci staremo Ho detto a Monti fare attenzione: su manovra prima e ultima volta





Roma, 21 dic. (TMNews) - 

"Siamo sempre il sostegno più importante di questa maggioranza. Il governo dovrà relazionarsi con noi prima di portare qualsiasi provvedimento in Parlamento. Questa volta con la manovra è andata così, per questioni di urgenza, e l'abbiamo approvato. Ma a Monti ho detto: 'attenzione, è la prima e l'ultima volta'". Così l'ex premier Silvio Berlusconi parlando ai senatori del Pdl, ha lanciato un chiaro avvertimento all'esecutivo.  "Noi come Pdl - ha aggiunto - dobbiamo essere consultati, ci deve essere una consultazione preventiva prima dei provvedimenti. Altrimenti non ci staremo".

La giustificazione: Napolitano Il presidente con la coda di paglia Parla di democrazia, ma sà che c'è un'anomalia

NAPOLITANO SPIEGA L’OPERAZIONE MONTI
Napolitano “anticipa” capodanno

Ieri il Presidente della Repubblica ha dato un’anticipazione del consueto discorso dell’ultimo dell’anno.

Articolo 18, Bersani sale sulle barricate: "Toccarlo adesso? Sarebbe roba da matti"




La discussione sull'articolo 18 e sulla riforma del mercato del lavoro continua a infiammarsi. Dopo che il leader della Cgil ha alzato le barricate, criticando le affermazioni del ministro del Welfare, Elsa Fornero e definendo l'articolo 18 "una norma di civiltà", adesso anche Bersani sposa la sua linea. E dice: "Toccare ora l'articolo 18 quando il problema è entrare nel mondo del lavoro, non uscirne è roba da matti".

Ma perché Monti se la prende con i piccoli?



                                                                     Di: Marcello Foa,


Io sono un liberale e credo all’economia di mercato, ma quel che vedo crescere davanti ai miei occhi è un mondo in cui c’è sempre meno libertà e la parvenza di un libero mercato. Un mondo in cui al monopolio statale si sostiuisce il monopolio privato o un cartello tra privati a fini, ancora una volta, monopolistici.

E chi vuole capire, capisca: Così spartivano i posti: "Le mani sulla sanità di Vendola e Tedesco"

Il verbale senza omissis della ex manager Asl fa tremare il governatore: "Primari imposti col manuale Cencelli. Se non obbedivo mi avrebbero fatto fuori"

             - di Gian Marco Chiocci - 

C’è un interrogatorio dirompente per l’immagine di Nichi Vendola e della sua giunta. 
Un verbale che i magistrati di Bari hanno in gran parte riempito di omissis, e che è finito a Lecce perché si parla anche di alcune toghe interessate a vario titolo alle inchieste collegate a Gianpi Tarantini. 

martedì 20 dicembre 2011

L'anno dello spread

  
  di Davide Giacalone   

L’anno che se ne sta andando sarà ricordato come quello dello spread. 

L’anno che arriva si aprirà con un ulteriore incrudelirsi della distanza fra i tassi d’interesse che ciascun paese dell’Unione paga, per compensare chi investe soldi nei titoli del proprio debito pubblico. 
Ieri la differenza fra i tassi italiani e quelli tedeschi ha raggiunto 520 punti basi. 
Uno spread da paura, impossibile da reggersi. 
Oggi tutti scriveranno che si tratta di una faccenda tecnica, del cambio di benchmark, vale a dire del titolo di riferimento: non più il Btp a scadenza 2021, ma quello a scadenza 2022, meno liquido e più sfavorito. 
Ma lasciate perdere, perché stare poco sotto o poco sopra la soglia dei 500 punti non fa una gran differenza, perché non è sostenibile neanche una differenza assai più bassa.

lunedì 19 dicembre 2011

Il premier Monti dichiari in pubblico di avere chiuso coi poteri forti


Il conflitto di interessi più lampante nel governo riguarda proprio il premier, che ricopre incarichi di responsabilità in quattro colossi internazionali. Uscire da questi club è per il bene dell’Italia. Queste le istituzioni di cui fa parte il professor Monti: Goldman Sachs, Commissione Trilateral, Gruppo Bilderberg, Moody's Corporation. Queste organizzazioni influenzano di sicuro le scelte dell'esecutivo. POca trasparenza: da Giarda a Gnudi, il problema coinvolge molti altri ministri

                    - di Magdi Cristiano Allam -

Per 18 anni il centro-sinistra ha messo in croce Silvio Berlusconi denunciando il conflitto d’interessi, salvo poi rivelarsi tutt’altro che interessato a dirimere questo conflitto perché sarebbe venuta meno la possibilità di identificarsi come «anti-Berlusconi», che è stato l’unico collante che ha consentito al centro-sinistra di restare unito.

domenica 18 dicembre 2011

Se lo spread ballerino smentisce gli anti Cav


Nonostante la cura di SuperMario l'assedio ai titoli di Stato continua. 
E' la prova che la responsabilità non era dell'ex premier, vittima di attacchi faziosi e farlocchi
             
  - di Giuliano Ferrara - 
 
Non so voi, ma io sono ancora sotto botta. Voglio dire che tutta la faccenda politica di questi anni è finita parecchio male, e non ho voglia di dimenticarlo così facilmente. 

Non mi basta prendermela con i tecnici e con i loro conflitti di interesse, con le loro paurose debolezze, con la loro impostazione strategica subalterna ai castighi dello Stato fiscale alla Merkel, con i risultati piccini della loro idea di stabilizzazione dei mercati e del debito, con la recessione coadiuvata e incentivata anche dalle loro scelte.

sabato 17 dicembre 2011

Banca d'Italia o banca d'Inghilterra?

Via Nazionale trasformata in via Internazionale: l'inglese l'unica lingua ammessa

di Mario Giordano

10:48 - Altro che via Nazionale, d’ora in poi chiamatela via internazionale. 

La sede di Bankitalia, da qualche tempo, dev’essere diventata una sorta di enclave straniera: lo si nota dal fatto che l’unica lingua ammessa è l’inglese.
Proprio così: Banca d’Italia, ma lingua d’Inghilterra. 

Settanta assenti: Pdl avverte Monti

Cresce la protesta azzurra: anche 12 astenuti. 
Defezioni anche nelle file del Pd (6) e dei futuristi (10)

Di Salvatore Dama

I malpancisti del Pdl sono vivi e lottano insieme a Lega e Idv contro la manovra lacrime e sangue del governo Monti. 
Precisiamo: a dire no alla fiducia, come padani e dipietristi, sono stati solo due pidiellini: Alessandra Mussolini e Giorgio Stracquadanio. 

Forse è il caso di prepararsi alle urne



Marcello de Angelis

Ieri alla Camera, durante il voto di fiducia sulla manovra, la sfiducia era palpabile. 
Fuori dal desolato Palazzo d'Inverno, svuotato di legittimità e di senso, assediato dai sanculotti aizzati da Stella e Rizzo, la sfiducia è altrettanto pesante e cresce di giorno in giorno. 

Nella caccia al superlatitante manette al sindaco (PD) dei bonifici

Sicilia. Faceva proclami anti-mafia e gli interessi della mafia.  
La storia del sindaco trapanese Caravà, organico al clan del super ricercato Messina Denaro.

di Salvo Fallica

Il sindaco che voleva aprire un casinò è finito in un casino di guai, il primo cittadino “antimafia” di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, è stato infatti arrestato per associazione mafiosa. 
Ci vorrebbe la penna di Leonardo Sciascia per delineare il paradosso di quest’uomo.
Un politico, Caravà, che lancia proclami antimafiosi e finisce in manette in una operazione che ha decapitato la famiglia mafiosa del paese del Trapanese, ritenuto una roccaforte del superlatitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.
Per undici persone si sono aperte le porte del carcere. 

Dietro i medicinali liberi la "cura" Pd per le Coop



Il governo blinda il decreto: tramonta il sogno del Pd di concedere ulteriori spazi per la vendita di medicine. Federfarma denuncia: avrebbe vinto la lobby del carrello

di Antonio Signorini


Melina sulle pensioni, silenzio sulla prima casa tassata; guerra sulle farmacie. 

Il Partito democratico fino a mercoledì scorso non aveva alzato la voce contro il governo, poi però qualcosa si è rotto.

venerdì 16 dicembre 2011

Il Cav. non scarica Monti (per ora) ma apre la campagna elettorale


di Lucia Bigozzi


Silvio Berlusconi non è Giulio Tremonti.
Non è sparito, non sta in silenzio, non ha abbandonato il campo.
Ci sta con tutte e due le gambe, tratta con Monti su una manovra che il Pdl manda giù a gran fatica perché non sta nel suo dna e che in questa fase di emergenza per il paese “è il male minore”.

Unipol, quei consigli che imbarazzano D’Alema



Nella sentenza il ruolo dell’ex leader Ds. Bonsignore, avversario politico, si rivolse a lui. 
E Baffino riferì a Consorte
 
                              - di Luca Fazzo - 
 
Il «protagonista assoluto», scrivono i giudici, fu Giovanni Consorte: e fin qui nessuna sorpresa, perché del ruolo dell’amministratore di Unipol nell’assalto del 2005 alla Banca nazionale del Lavoro sono pieni giornali e fascicoli giudiziari, e peraltro la condanna a tre anni e dieci mesi di carcere inflitta a Consorte il 31 ottobre indicava proprio come il promotore della scalata.

giovedì 15 dicembre 2011

Penati inguaiato dal computer Pm: a lui 1,4 milioni

E INGUAIA ANCHE LA STORICA TESORIERA DEL PD IDA NORA RADICE

 Laura Marinaro e Andrea Scaglia 

Ancora sorprese nell'inchiesta monzese su Filippo Penati. 

Ancora nomi di collaboratori e imprenditori dopo le perquisizioni di due giorni fa, generate dal file di excel sequestrato a luglio all'architetto Renato Sarno, considerato "collettore delle tangenti per Filippo Penati". 
Tra i nomi elencati nella colonna di sinistra del cosiddetto file "black", a cui si associano cifre a destra, spunta anche quello di Pier Franco Pirovano, geometra di Parabiago, titolare della Chiara Edificatrice.

Penati (e il Pd) incastrati da un affare da 30 milioni

- di Luca Fazzo - 

Un'operazione da oltre trenta milioni di euro, voluta da Filippo Penati, messa in atto dal suo fedelissimo Massimo Di Marco, e ratificata da Renato Sarno, l'architetto che la Procura di Monza considera senza tanti giri di parole l'«esattore delle tangenti» di Penati. 

É questa la nuova frontiera dell'inchiesta sulle «tangenti rosse», partita da Sesto San Giovani e ormai decollata verso i piani alti del Partito Democratico. 

In Puglia s'allarga lo spread tra le chiacchiere e i fatti


  di Vito Schepisi      

Se n’è accorto anche il Presidente della Regione Puglia che è finito il tempo di utilizzare le risorse economiche dei contribuenti per “scialare”.
Ove mai fosse mai stato il tempo delle cicale a beneficio dei cittadini pugliesi, nessuno in passato ha avuto il modo di accorgersene. 

Quello di “scialare” è un privilegio che è stato concesso a pochi. 
E, tra questi, a tanti amministratori che non si sono certamente ritratti dal fare delle Istituzioni e del territorio pugliese un proprio personale campo di battaglia da utilizzare, sia per accelerare le carriere politiche e sia per alimentare gli affari privati, come più volte la stessa magistratura, seppur lacunosa nel fare piena luce su fatti e circostanze, ha via via rilevato. 

mercoledì 14 dicembre 2011

Penati, il Pd adesso trema per la super tangente

 
Svolta nell'inchiesta sull'ex presidente della Provincia di Milano. Per i pm, Filippo Penati ha intascato 1,4 milioni di euro per la campagna elettorale. Lo scandalo Serravalle: gli indagati

 - di Salvatore Tramontano -  



Il caso Penati sembra uno di quegli incubi che ti crollano addosso vent’anni dopo. 
È il fantasma di Greganti, il compagno G. che salvò con il suo silenzio l’allora Pds dai gorghi di Tangentopoli.

 È la maschera che cade, il velo che si strappa, è l’ennesimo sfregio alla leggenda del partito diverso, eticamente superiore, un calcio alla storia della questione morale. 
È il Pd che rischia di perdere la leadership della sinistra, perché se le ipotesi dei pm di Monza sono vere, Vendola e Di Pietro banchetteranno su questa presunta tangente da 1,4 milioni di euro.

Un milione e quattrocentomila euro sono una cifra enorme. 
Secondo l’accusa è quanto l’ex sindaco di Sesto San Giovanni, l’ex presidente della provincia di Milano, avrebbe ricevuto per la campagna elettorale alle regionali. 
È una mega tangente che apre una voragine non solo giudiziaria ma anche politica. 
Mani pulite in fondo è cominciata con Mario Chiesa trovato con una bustarella di sette milioni di lire. Ma il «mariuolo» socialista era un pesce piccolo, quella di Penati è tutta un’altra storia.

Penati è l’uomo forte del Pd in Lombardia, un big del partito, uno degli alfieri di Bersani, un uomo su cui la sinistra ha scommesso a lungo. Non è facile dimenticarlo e neppure è semplice scommettere sul suo silenzio. 
Penati è innocente fino a quando non sarà condannato in tutti i gradi di giudizio, ma ha già fatto capire che non si sente a suo agio nel ruolo di agnello sacrificale e neppure vuole addossare su di sé tutti i peccati del Pd. 
Questo gli uomini del Bottegone lo sanno bene e hanno paura. 
Penati non assomiglia al Compagno G. 
E poi la storia non si ripete sempre allo stesso modo.

Il percorso giudiziario chiaramente è ancora lungo. 
La Procura deve dimostrare che quei milioni di euro siano tutti o in parte illeciti. 
Devono chiarire se Penati ha pensato solo al suo portafoglio o quei soldi sono serviti a finanziare il partito. 
Un milione e quattrocentomila euro sono così tanti da far pensare che non lavorasse per sé. 
Sospetti, per ora. 
Il guaio per Bersani è che i tempi della politica sono bastardi e la gestione del caso Penati arriva in un momento difficile. 
La vecchia guardia del Pd viene da decenni di sconfitte, nuovi leader come Renzi lavorano ogni giorno per rottamare i vari D’Alema, Veltroni, Bindi, Bersani, il sostegno al governo Monti rischia di avere un prezzo politico molto alto, visto che il mondo bocconiano non fa esattamente parte dell’immaginario del popolo di sinistra. Il Pd davanti ai suoi elettori ha un’identità confusa. 
Finora galleggiava facendosi schermo con l’antiberlusconismo, una sorta di coperta di Linus che mascherava paure e metamorfosi. 
Non basta più. Il Pd è nudo e appare per quello che è.

È un partito che sogna la banca, che si barcamena tra gli interessi del sindacato e quelli della Confindustria, che da anni e anni è entrato nei salotti buoni di affari e finanza, ma non ha il coraggio o la forza di liberarsi delle vecchie parole d’ordine e del fantasma novecentesco dell’operaio massa. 
È un partito che quando indossa la tuta blu fa ridere, come fosse un vestito di carnevale, e quando va in giro in doppio petto si vergogna, perché sa che la «diversità culturale» è un bluff.

Il caso Penati è un piatto ghiotto per i suoi alleati. 
Non è facile fare il garantista, o il giustizialista, a targhe alterne quando come compagno di strada hai Di Pietro, che sulle mani pulite ha costruito una carriera, politica. 
Bersani ha dovuto cacciare il suo scudiero per eliminare ogni sospetto, ma è una mossa che non lo mette al riparo dalle campagne giacobine di tutti quelli che sognano di scalzare il suo partito dal trono della sinistra.

I rapporti di forza non saranno mai più gli stessi. 
In tutto questo resta ancora da capire quanto sia lunga e pesante l’ombra della Tangentopoli dalla quale il vecchio Pds fu salvato. 
Il rischio è che Penati sia la vendetta del passato. 
Il Pd non ha mai fatto sul serio i conti con la sua «questione morale». 
Ha preferito barricarsi nei luoghi comuni. 
Dopo vent’anni il tempo sta per scadere. 
La maschera è andata in frantumi.




Peggio della politica c’è solo l’antipolitica



Tagli ancora rinviati per gli onorevoli furbetti. Ma se distruggiamo la politica, cosa resta a noi cittadini per contare qualcosa?

di Marcello Veneziani 

Ma se distruggiamo la politica, cosa resta a noi cittadini per contare qualcosa?
Chi rappresenterà gli interessi generali e perfino i valori di parte o condivisi?
Tira una brutta aria nel nostro Paese, che nasce da cause sacrosante ma rischia di produrre effetti disastrosi.

C’è voglia di far fuori la politica intera, stoccata all’ingrosso, da destra a sinistra. 

C’è disprezzo per la Casta, i privilegi a cui si è avvinghiata, il suo attaccamento alle poltrone, l’incapacità di ridurre costi, numeri, personale. 
È un disprezzo sacrosanto, ma rischia di sfociare in un rifiuto della politica e della democrazia. 
E dopo cosa c’è, chi viene dopo i politici? 
I tecnici, i professori, i colonnelli? 
E perché dovrebbero essere migliori dei precedenti, più disinteressati e più capaci di capire gli interessi generali e non solo quelli del loro settore di competenza, di provenienza e di dipendenza?

In questo brutto interregno che ci troviamo a vivere, sotto i bombardamenti delle Borse, mi capita a giorni alterni di dover criticare gli abusi, le sordità e le miserie della Casta e poi di dover deprecare la pulsione popolicida dei tecnici. 

L’uno diventa l’alibi dell’altro. 
Sappiamo che la politica si è arresa alla banca, la democrazia alla Borsa, e si è fatta commissariare; ma sappiamo pure che i tecnici arrivano dopo il fallimento della politica, a causa della loro pochezza unita a livore. 
Ed è per questo che ho personalmente accettato, con rabbia e insieme rassegnazione, l’avvento temporaneo dei tecnici, per evitare crolli e assalti all’Italia e per dare il tempo alla politica di rigenerarsi. 
I tecnici hanno un compito difficile ma solo loro, si diceva, possono farlo: colpire i privilegi, tagliare i costi della politica, assumere provvedimenti impopolari. 
In realtà, non è così. 
Con la politica sono impotenti perché i tagli non saranno mai approvati dal Parlamento. 
Dei poteri economici sono succubi, se non addirittura emanazione e dunque non possono colpire le loro franchigie e i loro privilegi. 
Dunque, la loro missione è ridotta solo al punto C: picchiare sulla gente. 
Tanto, come dice Monti, noi non dobbiamo cercare il loro voto.

Ma con la politica si sta facendo una cosa più sporca. Non tagliano nessuno dei costi della Casta; in compenso, lasciandoli appesi ai loro soldi ma senza comando del Paese, tagliano la credibilità e le gambe alla politica. 

Qualcuno dei politici pensa di sopravvivere sulle spalle dei tecnici. 
Ma se oggi c’è un rischio di «involuzione» democratica, come si ripete spesso a sproposito, se c’è il rischio di una deriva oligarchica, beh, quel rischio non proviene da destra e nemmeno da sinistra, come non proveniva da Berlusconi. 
Ma è il rischio della tecnocrazia senza democrazia. 
I governi commissariati dalle banche, l’alta finanza, i circoli internazionali, le agenzie di rating, la Goldman Sachs: sono loro a decidere e a menare le danze. 
È un pericolo da non sottovalutare.

Allora io insisto: ricostruiamo la politica, rifondiamola, ripartiamo da lì. 

Non vogliamo una politica piccina, di piccolo cabotaggio e piccole competenze. 
Vogliamo una politica grande, lungimirante, in grado di rappresentare gli interessi popolari. 

Una politica ambiziosa, appassionata, ma non per finta. 
E allora i tagli che vogliamo con tutto il cuore - dimezzare il numero dei parlamentari e dei consessi regionali, dimezzare insomma i costi della politica locale e nazionale - devono essere fatti sì per dare il buon esempio, e per non far pagare solo i cittadini, e per risparmiare soldi pubblici. 
Ma devono essere compiuti anche per una ragione essenziale: per salvare la politica, restituirle la sua legittimità, la sua credibilità. 
Dunque tagli non per rimpicciolire la politica ma per ingrandirla. 
Perciò io dico, cari lettori e cittadini tutti, di ogni versante politico, che dobbiamo chiedere i tagli non per tagliare la politica ma per farla crescere in altezza anziché in larghezza e obesità.

Non per rimpicciolire la politica ma per ingrandirla. Abbiamo bisogno della politica, e dobbiamo risalire la china da zero, scegliendo tra chi è zero o sottozero e chi ha un barlume di qualità. 

E passo dopo passo, ricostruire la credibilità di chi guida il Paese. 
Ai tecnici restituiamo ruoli esecutivi, la direzione del Paese va a chi si occupa di italiani, prima che di contribuenti, perché loro lo hanno eletto. 
Quando passerà la burrasca, riprendiamo per esempio a pensare una repubblica presidenziale, ma vera, eletta dal popolo, decisionista e responsabile, senza presidenzialismi occulti. 
Che la politica torni alla luce del sole; dove le teste di burro, come è noto, si squagliano.

martedì 13 dicembre 2011

Lotta all’evasione ma non da cretini

 TASSE E DIRITTI
di Arturo Diaconale

Robin Hood era comunque un ladro.
E lo sceriffo di Nottingham il tutore della legge.
Ma ci sarà pure una ragione se nell’immaginario collettivo Robin Hood è diventato il simbolo della protesta legittima del popolo affamato e lo sceriffo di Nottingham quello delle ingiuste angherie del governo avido ed affamatore.

Aridatece er nemico

CONTROCANTO 

di ORSO DI PIETRA


Le vendite de “La Repubblica” diminuiscono.
Quelle de “Il Fatto” languono.
Corriere della Sera, Stampa e Messaggero soffrono.
Lo share di Michele Santoro scende sotto il cinque.
Benigni stufa, Crozza annoia, Ballarò addormenta, Fazio alimenta la fuga su internet e fremiti di paura e preoccupazione agitano i dirigentide La 7 all’idea che a gennaio arriverà pure la Dandini ad alimentare l’ondata di rifiuto che rischia di sommergere il mondo della grande informazione politicamente corretta italiana.
A quando aridatece er puzzone?”.

Balzello di Dio che togli i peccati dell'euro



Condannate la Chiesa a tre avemarie, due paternostri e un’Ici, ma grande come una casa

di Marcello Veneziani

Ogni giorno vedo crescere quest’onda ( o quest’onta, dal punto di vista clericale) e da contribuente capisco.

Da incompetente in materia, il buon senso mi suggerisce di dire: non pagate l’Ici per i luoghi di culto e di beneficenza, per il resto invece pagate. E finisce lì. Certo, ci sono due concordati alle spalle, si dovrebbe arrivare a una separazione giudiziale e non più consensuale, un Discordato. E la Chiesa ci ricorda che separare viene da diabolus.

lunedì 12 dicembre 2011

Caro Bersani, leggi che cosa pensavano Marx e Togliatti dei governi tecnici


di Paola Guzzanti

Sorpresa: Karl Marx, il creatore del comunismo scientifico, aveva una opinione brutale dei “governi tecnici”: “Il mondo sarà certamente non poco stupito quando avrà appreso che la nuova era nella storia sta per essere inaugurata nientemeno che da logori e decrepiti ottuagenari, burocrati che hanno partecipato a quasi ogni governo dalla fine del secolo scorso, membri del gabinetto, doppiamente morti, per età e usura, e richiamati in vita solo artificialmente”.

La tracciabilità dei pagamenti, un’offesa alla libertà


di Annalisa Chirico

La tracciabilità è una misura illiberale, ha ragione Maria Giovanna Maglie a denunciarne su Libero tutti i rischi, ed è giusto ribellarsi. 
Di buono c’è forse che proprio da questa invasione della privacy e negazione di libertà individuale può trarre linfa un movimento politico legato alle esigenze dei cittadini. 
Il Tea Party, nato in Italia sull’esempio dell’organizzazione americana, che ormai ha travolto le vecchie regole della politica, conta proprio sull’odiosità delle decisioni, annunciate dai tecnocrati del governo, per suscitare una reazione organizzata dei cittadini vessati, che dicano finalmente NO a un fisco strozzino, che col pretesto di combattere l’evasione ci priva dei nostri diritti elementari.

domenica 11 dicembre 2011

COMICI TRISTI SENZA L’ISPIRAZIONE DEL CAV



di AFRA FANIZZI

Ci sono eventi, personaggi e persone che segnano inevitabilmente un momento importante, quelli che fanno dire “dopo di lui niente sarà più come prima”.
Lo si dice pensando ai gruppi musicali, come ad esempio i Take That che hanno rivoluzionato e creato le boy band (ma che magari non hanno cambiato la musica).
Lo si è detto dopo l’11 settembre per spiegare l’aria di allarmismo diffuso e la paura dell’islam e degli islamici, per fornire anche un alibi a paure e pensieri negativi, e possiamo dirlo anche ora che Silvio Berlusconi ha fatto un passo indietro dal mondo della politica.
Almeno formalmente.
Ma questa `e un’altra storia.

Cercasi nemico disperatamente

UN NUOVO BERLUSCONI



di Francesco Blasili

"Houston abbiamo un problema”.
Non è il grido d’allarme lanciato alla Nasa, ma quello di una grande fetta dell’Italia, l’Italia dell’odio, dell’antiberlusconismo che non sa più cosa fare.
L’Italia che fino a due settimane fa era indignadas e che ora è molto tranquillas.
L’Italia orfana di Berlusconi per cui ora va tutto bene.

sabato 10 dicembre 2011

"Questa stretta sull'unione fiscale non salverà l'Europa. Bisogna rifare l'euro"

Come portare l'Italia fuori dalla crisi

Intervista ad Antonio Martino di Edoardo Ferrazzani 
"La grassona tedesca e l'ungherese in Francia"

"Quel che esce dal Consiglio europeo appena conclusosi a Bruxelles è semplicemente devastante". Non usa mezze parole l'on. Antonio Martino a commento delle scelte adottate a Bruxelles e imposte dalla coppia franco-tedesca. "La scelta inglese di non aderire all'unione fiscale è assolutamente sensata".
E sul futuro dell'euro taglia corto il liberale del Pdl: "Lei l'ha mai vista una moneta senza Stato? Io mai".

Con i tecnici non si fa l’Europa



di Arturo Diaconale

L'unico dato certo è che non stiamo con l’Inghilterra.
Perché Cameron ha spiegato che la Gran Bretagna non rinuncerà mai alla propria piena ed integrale sovranità nazionale.
Ed anche se l’Italia volesse schierarsi dalla parte della sovranità nazionale inglese, sarebbero gli inglesi a non volerci a loro fianco per non avere a che fare con dei fastidiosi intrusi.
Ed allora con chi stiamo?

venerdì 9 dicembre 2011

A Bruxelles l’Unione europea si spacca


                  Ilaria Molinari

Sembra proprio che Mario Monti sia uscito dagli uffici del meeting di Bruxelles insieme ai capi di stato e di governo dei 27 Stati aderenti all’Unione europea alle 5 del mattino. La serata (e la nottata) è stata estenuante. 
E ha portato, per ora, a nulla di buono. 
La Ue si è spaccata. Sulla riforma la Gran Bretagna si è posizionata sul fronte opposto a quello di Germania e Francia.

Dal Cavaliere al Commendatore


                      di   Arturo Diaconale


Dicono che il Commendatore del Don Giovanni apparso sul palco della Scala tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Presidente del Consiglio Mario Monti alla prima del Don Giovanni debba essere considerato come una allegoria dell'attuale fase politica.

E non sia altro che la rappresentazione allegorica del fantasma di Silvio Berlusconi che si rifiuta di restare chiuso nel cimitero degli sconfitti e si aggira inquieto ed incerto nel paese.

Come volevasi dimostrare


          di Bartolomeo Di Monaco   
  
L’inasprimento delle tasse voluto dal geniale governo Monti, pluridecorato frettolosamente e pagato a piè di lista dagli italiani e non certo da Napolitano, che invece di tutelare i suoi concittadini, li ha consegnati nelle mani di professori avulsi dalla realtà, giacché appartenenti ad un mondo che di sacrifici ne ha fatti come ne fa un maharaja pagato a peso d’oro, questo inasprimento sta già convolando verso le tasche degli speculatori.

giovedì 8 dicembre 2011

Solo una sana e consapevole crescita salva l’Europa dall’incubo del default


Verso un tranquillo weekend di paura a Bruxelles
L’agenzia cinese Dagong declassa l’Italia e il suo governo tecnico.
Le ragioni dei Mr. rating pechinesi (tra cui Prodi)

                di Elena Bonanni e Marco Valerio Lo Prete

Ieri è venuto dalla Cina il richiamo più deciso all’Italia affinché rimetta la crescita al centro della sua agenda politica. L’agenzia di rating Dagong, infatti, ha preceduto la triplice americana (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) e ha tolto il rating “A” al nostro paese, abbassando il merito di credito a “BBB”, segnalando così un maggiore rischio percepito dagli investitori. 

La crisi? È fatta di smoking e gioielli

Sacrifici sì, ma non per tutti
La crisi? È fatta di smoking e gioielli
Tra una tassa e un aumento, Napolitano e Monti si ritrovano nel lusso della Scala. 
E il lusso batte la sobrietà

di Alessandro Sallusti

Per Napolitano la crisi è drammatica, per Monti sono a rischio gli stipendi degli statali.
Ma siccome siamo in Italia, la situazione, come sempre, è grave ma non seria. 
I due hanno assistito al "Don Giovanni" dal palco reale. 
Ma nonostante lo stile imposto dal nuovo corso, il pubblico ha ostentato auto blu, smoking e gioielli. 
E le "first  lady" non rinunciano al vestito griffato

mercoledì 7 dicembre 2011

MONZA - Il pm Mapelli:“Il sistema-Sesto tocca i vertici democratici”



di Sandro Carlucci Davide De Riccardis da la repubblica


Il pm Mapelli che indaga sull’ex presidente della Provincia di Milano Penati: quadro impressionante di tangenti, ancora operanti

MILANO — «Un sistema tangentizio, tuttora operante» che «dal livello comunale» arriva fino alla «direzione centrale del Partito Democratico». 

Così, in uno degli atti depositati in questi giorni, il pm di Monza Walter Mapelli descrive quello che emerge dall’inchiesta. A gennaio 2011, il pm chiede l’autorizzazione a intercettare le utenze di 15 indagati. 
Tra loro, l’ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati e il suo braccio destro Giordano Vimercati, e imprenditori del calibro di Luigi Zunino e Bruno Binasco del gruppo Gavio.
Si delinea «un quadro impressionante, per continuità ultradecennale e rilevanza delle somme promesse, di accordi, progetti e pagamenti illeciti ».

Berlino mit uns

di Alberto Brambilla

Il rischio declassamento per i primi della classe frena i mercati e fa irritare Bruxelles, ma ricorda alla Germania che condividere i rischi con l’Europa è inevitabile. 
Gli Stati Uniti incoraggiano l’unione fiscale 

martedì 6 dicembre 2011

Tappe montiane


      di Davide Giacalone 
    

Quanti chiedono al governo Monti “maggiore equità” dovrebbero avere la compiacenza d’investire una maggiore quantità d’intelligenza: non è stato chiamato per essere equo, ma per essere duro e immediato. 
Se un governo tecnico fosse, al tempo stesso, equo e capace di riforme che guardino al futuro, impostando un programma che si sviluppa negli anni, vorrebbe dire che la politica è destinata a scomparire dall’orizzonte.