giovedì 10 novembre 2011

Un Berlusconi bis potrebbe essere la chiave giusta

O VOTO O BERLUSCONI BIS
GLI SCENARI CHE SI APRONO
 
 
 di Francesco Di Majo

La strategia è semplice. 
Ma gli scenari futuribili e possibili piuttosto articolati. Silvio Berlusconi non vuole assolutamente che si instauri un governo tecnico. 
Le conseguenze di questa ipotesi sono principalmente due. Soprattutto dopo che il capogruppo del Pdl alla Camera ha dichiarato che per Angelino Alfano è troppo presto per incorrere nel rischio di una "bruciatura" politica derivante da un ipotetico incarico di guidare un governo di transizione verso le elezioni.

La legge di stabilità (o maxiemendamento che dir si voglia), al Senato non avrà problemi, mentre alla Camera, senza che sia messa la fiducia da Berlusconi stesso, potrebbe incorrere nell'imbarazzo delle opposizioni, molto distanti dal poter accorrere in aiuto del governo votando una serie di misure che non condividono.
A quel punto, se dovesse cadere in Aula la maggioranza, definitivamente, il Presidente del Consiglio andrebbe, con le dimissioni in mano, dal Presidente della Repubblica.
Da Napolitano, il Cavaliere riceverebbe il mandato esplorativo per assodare il fatto che non esistono le condizioni per trovare una nuova maggioranza parlamentare, per poi andare a nuove elezioni, con ogni probabilità in gennaio o febbraio 2012.

Ma esiste una seconda opzione, supportata dal fatto che un governo tecnico è una ipotesi bocciata pregiudizialmente sia da Berlusconi, sia dalla Lega e da buona parte del Pdl. 
Un eventuale Berlusconi bis. 
Perché no? 
Non sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica, che un doppio incarico investa il primo ministro uscente.

E questa ipotesi potrebbe fare contente molte delle correnti del Pdl e la Lega.
Scajoliani, indecisi e i "traditori", chiaramente, rifuggono l'ipotesi, bocciandola a priori, e chiedono un governo tecnico o elezioni subito.
Ma, a ben pensarci, un Berlusconi bis sarebbe la manna dal cielo per molti partiti e per molto parlamentari.
In prima linea quelli dell'opposizione.
Ma non solo.
Le opposizioni avrebbero più tempo per preparare una campagna elettorale che sia degna del nome che porta, mentre tutti i parlamentari avrebbero la possibilità di vedere sempre più reale, il miraggio del vitalizio, che è messo come un trofeo, alla fine naturale della legislatura.

Ma al Cavaliere poco importa di far raggiungere il vitalizio a persone che campano della sua "beneficenza" da 17 anni o, dall'altra parte, che gli stanno facendo l'opposizione più becera vista dal 1945 ad oggi. 
E pensa ad altro. 
Sopratutto al dopo Berlusconi. 
Perché è un imprenditore, un combattente e uno a cui interessa poco di perdere le battaglie, quando di fronte c'è ancora da combattere la guerra.
Uno scenario così taglierebbe le gambe a tutti quelli che già si stanno preparando alla campagna elettorale più difficile degli ultimi vent'anni. Nel caso in cui si vada ad elezioni anticipate, le voci che corrono sono le più disparate. 

Si parla addirittura dell'ipotesi che Berlusconi faccia una lista che porta il suo nome, da affiancare al Pdl targato Alfano.

Accoppiata forte che sarebbe appoggiata anche da un'eventuale lista unica dei movimenti minori che, a vario titolo, hanno più volte supportato il governo in questi mesi ed anni.
La somma delle tre (?) liste, darebbe un ampio margine numerico, in grado di poter ipotizzare poi, in un secondo tempo, di chiudere accordi di governo anche con l'Udc.
Il nodo di questo scenario è, però, quello del candidato premier della presunta coalizione. Solo con Angelino Alfano si potrebbe ragionare in termini di accordo con Casini. Proprio il nodo "Casini" sembra essere il più intricato.
Infatti Pierferdinando sa bene che il Terzo Polo e quell'alleanza con Fini gli tarpa le ali della crescita di consensi.

L'Udc da solo, con ogni beneficio del dubbio, potrebbe essere molto più forte e in crescita se slegato da Fli. 
Quanto all'Api di Rutelli, l'entità a dire il vero poco rilevante dei consensi attesi e previsti, è poca cosa rispetto al danno che unirsi a doppio nodo con Fini sta portando a Casini.
Cosa deve pensare un elettore moderato quando nella stessa coalizione trova Paola Binetti (Udc e quasi una "integralista" cattolica) e Benedetto Della Vedova (principe del libertarianesimo)? 

Lo spaesamento dell'elettorato moderato porta inevitabilmente al ripensamento e quindi al calo dei consensi, sopratutto nel segreto della cabina elettorale.
 

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