mercoledì 2 novembre 2011

Indagine su una frase: “L’Europa fa esplodere il nostro debito” Nessun rischio inflazione, oggi al massimo sarebbe una flebo. Parla l’economista Sergio Cesaratto


Fonte: IL FOGLIO

Non è l’Italia che rischia di sfasciare l’euro, è l’Europa che sta metendo a rischio il debito sovrano italiano. Non c’è nulla di politico, di neanche lontanamente paragovernativo, nell’analisi di uno degli economisti keynesiani (“sono sraffiano e keynesiano”, dice) più rinomati che l’Italia può vantare. Sergio Cesaratto, docente di Politica economica all’Università di Siena, da mesi sostiene assieme ad altri economisti “eterodossi” che è la costruzione monetaria europea che sta favorendo l’attacco all’euro e ai debiti pubblici degli stati dell’Eurozona.

Cesaratto e gli altri si considerano in buona compagnia: dietro le posizioni espresse da Guido Tabellini, Pierluigi Benigno, ribadite in luglio e agosto da autorevoli interventi di Charles Wyplosz e Paul De Grauwe c’è, dice in una conversazione con il Foglio, “il riconoscimento che la crisi debitoria è la conseguenza della stessa costituzione dell’Unione monetaria europea. Questa ha facilitato l’indebitamento della periferia, particolarmente nel settore privato. Infatti l’elevato debito pubblico italiano era preesistente e non causato da un eccesso di spesa sociale, ma alla sua formazione condusse il combinato disposto dell’adesione allo Sme e del divorzio Banca d’Italia-Tesoro, un’anticipazione dell’Ume, mentre l’evasione veniva lasciata correre”.

“Al popolo della sinistra va detta la verità!”, ha scritto Cesaratto ieri sul quotidiano l’Unità diretto da Claudio Sardo. La verità, secondo l’economista, è che per risolvere l’aumento del rischio sovrano per i debiti pubblici, compreso quello italiano, serve una vera Banca centrale garante e prestatrice di ultima istanza: “Ma la sinistra – dice l’economista al Foglio – ha purtroppo introiettato le idee liberiste a tal punto da considerare in maniera punitiva il debito pubblico, in base a un malinteso moralismo che si basa su parole d’ordine come risanamento e rigore, ammantate di amendolismo”. E berlinguerismo. “Sì, ma almeno in Berlinguer l’austerità prevedeva un’attualissima lotta al consumismo”. E’ una totale convergenza di fatto con Krugman e Berlusconi.

Per Cesaratto, comunque, più che concentrarsi esclusivamente su Palazzo Chigi, “sarebbe opportuno che la sinistra criticasse Bruxelles perché non impiega la leva della Bce in luogo degli inefficaci e costosi fondi-salva stati: un serio intervento della Bce a favore di Italia e Spagna sarebbe un passaggio epocale in quanto significherebbe che l’Europa decide di avere una banca sovrana, e questo sarebbe un vero passo politico verso una maggiore unità”. In altri termini l’Istituto adesso presieduto da Mario Draghi dovrebbe essere il vero prestatore di ultima istanza degli stati: “Se la Bce dicesse apertamente di garantire in maniera illimitata i titoli sovrani, i mercati si calmerebbero. Non ci sarebbe bisogno neppure che la Banca centrale acquistasse davvero i titoli, basterebbe l’annuncio di garantire indirettamente e illimitatamente la solvibilità degli stati per tranquillizzare operatori e investitori, facendo così scendere il costo del debito pubblico a carico di stati come l’Italia”.

Beninteso, dice Cesaratto, “questa è una scommessa, non vi è la certezza, ma la Bce così si allineerebbe alle politiche della Fed statunitense, della Banca del Giappone e della Banca d’Inghilterra. Gli Stati Uniti ce l’hanno peraltro chiesto”.
Al ruolo di prestatore di ultima istanza della Bce l’Europa dovrebbe accompagnare una politica economica più espansiva: “Sostenere salari e spesa pubblica soprattutto nei paesi forti, che devono dismettere il neo-mercantilismo; stabilizzare e non ridurre il rapporto debito/pil nella periferia; sostenere questa stabilizzazione per il sistema finanziario e le famiglie indebitate attraverso una politica monetaria ‘accomodante’ che mette a disposizione liquidità a basso costo, cioè a bassi tassi di interesse”. Secondo Cesaratto, “maggiore liquidità, in periodi di crisi, non genera inflazione, ma è una flebo per il sistema”.

“Come convengono tutti gli osservatori più avveduti – dice l’economista sraffiano e keynesiano – c’è una istituzione di cui tutti i paesi sovrani si sono dotati dalla fine del XIX secolo per fronteggiare queste contingenze: la Banca centrale. Solo un intervento fermo della Bce potrà fermare e invertire la tendenza al rialzo dei tassi di interesse sui debiti sovrani di Italia e Spagna. Una Banca centrale lo fa garantendo i titoli; i mercati, rassicurati, chiederanno tassi più bassi per detenere quei titoli”. Per Cesaratto, paradossalmente, gli acquisti sinora effettuati dalla Bce sono stati pochi e tardivi: “Il risultato è che i differenziali nei tassi sui titoli decennali di Roma e Madrid rispetto agli analoghi titoli tedeschi si sono mantenuti attorno a 400 insostenibili punti. Inoltre in poche settimane la Bce si troverà in pancia qualche centinaia di miliardi di titoli sicché la sua azione sarà prontamente arrestata dall’irritazione di qualche politico tedesco”. Certo, conclude Cesaratto, “c’è un problema di credibilità dell’Italia che incide anche sugli spread, ma in quest’Europa qualunque governo avrebbe le ali tarpate”. Per non parlare del contagio francese, già in piena azione.

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