martedì 22 novembre 2011

Sovranità e rappresentanza

 di Davide Giacalone  
 
I giornali italiani, con la solita superficialità provinciale, mostrano soddisfazione per il fatto che il professor Monti è stato invitato ad un incontro con i due colpevoli, Merkel e Sarkozy.
Va bene, è una buona cosa. Ma esiste la sovranità nazionale ed esiste la governance europea: in virtù della prima sono gli elettori nostrani a stabilire da chi intendono farsi governare e rappresentare, per la seconda non tocca agli altri stabilire se gli sconfinfera d’invitare o meno alle riunioni.

Il punto è dirimente e delicatissimo, perché gli eurobond, come ogni altra federalizzazione del debito, comportano una cessione di sovranità e una federalizzazione delle scelte di politica economica, il che va benissimo, anzi è auspicabile, in una logica d’integrazione federale, ma va malissimo ove qualcuno pensi di gestire gli interessi altrui come fossero parte di un protettorato.

Non si tratta (solo, ma certamente anche) di una faccenda d’orgoglio nazionale, bensì di concreta tutela dei nostri interessi.
I soldi che saranno spremuti agli italiani devono andare a diminuire un debito pubblico colpevolmente troppo alto, non a sostenere istituti bancari altrui, che finqui hanno speculato contro di noi approfittando di tassi d’interesse per loro assai remunerativi.

E le misure che saranno adottate per favorire lo sviluppo, che siano le benedette e che dovrebbero essere operative da anni, ma che pur comportano la messa in discussione di equilibri sociali e la revoca di sicurezze acquisite, non devono essere depotenziate dalla perdita di competitività derivata da un onere troppo alto del debito pubblico.

Noi abbiamo commesso errori gravi e ci siamo trascinati dietro un peso morto per troppo tempo, ma il nostro è pur sempre un Paese potentemente vitale ed esportatore, che non intende lasciare quote di mercato a chi ci lega le mani perché non le si occupi.

La cosa tragica è che sento le forze politiche parlare di tutto, spesso a vanvera, ma non di questo. Sembra che i due partiti più grossi abbiano esaurito il loro compito, e la propria capacità progettuale, nel delegare al governo Monti di fare il necessario.

Quasi che il “necessario” sia neutro e quasi che farlo fare ad un altro possa significare che non se ne risponderà.
E’ ovvio il contrario, quindi il problema politico consiste nel come riorganizzare il consenso alla luce di un passaggio, breve o lungo che sia, che ha fatto scivolare gli interpreti della sovranità popolare alle spalle di una compagine legittima, ma estranea al consenso.























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