martedì 15 novembre 2011

ORA IL CERINO RESTA IN MANO A BERSANI

Chi si lecca i baffi nel Pd per 

le conseguenze del governo Monti 

L’altro appello del Quirinale. Raccontano che Giorgio Napolitano, domenica, abbia rimproverato (per usare un eufemismo) la delegazione del Partito democratico. 
Dicono che abbia detto (imposto?) al segretario del Pd Pier Luigi Bersani di dire pubblicamente che il nascituro governo durerà fino alla fine della legislatura: niente più formule ambigue, perché il presidente della Repubblica non vuole. 
Dicono anche che abbia chiesto al capogruppo alla Camera Dario Franceschini di rettificare il tiro rispetto alla sua dichiarazione di voto di sabato e di fare un appello all’altra parte della barricata. 


In compenso, il segretario del Pd ha ottenuto che Mario Monti smettesse di insistere sulla sua idea di inserire nel governo esponenti della politica.
Il presidente della Bocconi, infatti, era preoccupato perché temeva che questa presa di distanza dei partiti dal suo governo, gli fosse di nocumento.
Ma alla fine si è convinto, anche perché, reciso il nodo Gianni Letta, il Pdl non aveva interesse alcuno a inserire un suo esponente nell’esecutivo.

I due politici delusi.
Raccontano anche che fosse nata un’inedita alleanza tra Pd e Popolo della libertà per inserire una troika di politici nel governo Monti. 
Dovevano essere Enrico Letta per il Pd e Maurizio Lupi per il Pdl, peccato che i loro partiti avessero previsto altrimenti. 
E’ per questo che i due – Lupi e Letta – portano appresso due facce scure scure?

Questione Camusso. Raccontano pure che Massimo D’Alema si sia impuntato sul programma del governo, che abbia chiesto a Bersani di sollecitare alcune condizioni.
Ma Napolitano non ha voluto sentire i “ma” e i “se” del Pd: questo governo s’ha da fare, ha spiegato alla delegazione del Pd, anche se avrete dei problemi con i vostri elettori e con la Cgil di Susanna Camusso.

Email su email. E a proposito degli elettori del Pd, i dirigenti dem continuano a ricevere email di protesta, centinaia a testa. 
C’è chi si arrabbia perché il Pd governerà con Berlusconi, e chi si adira perché teme che il nuovo governo andrà dritto come un treno sulle misure economiche e sociali.

La nuova corsa di Renzi. Raccontano, infine, che i maggiorenti del Pd ritengano che almeno un problema sia stato risolto in questa vicenda.
Un problema con un nome e un cognome: Matteo Renzi.
I bersaniani pensano che il sindaco di Firenze si sia mosso troppo presto e che quindi ora sia in difficoltà.
Non sanno che il primo cittadino del capoluogo toscano si è già riconvertito e ha già allungato la corsa verso la premiership del futuro centrosinistra.
E’ pronto per debuttare nel 2013.

L’ostacolo di Matteo. C’è un unico vero ostacolo per Renzi – e questo nessuno ancora lo racconta – e anche lui ha un nome e un cognome. 
Ossia Nicola Zingaretti. 
Con le elezioni il prossimo anno il presidente della provincia di Roma non avrebbe neanche provato a gareggiare sul terreno nazionale. 
Ma adesso che è certificato che si arriverà fino al 2013 Zingaretti potrebbe ripensarci e buttare alle ortiche la sua proverbiale prudenza.

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