sabato 14 gennaio 2012

Sulla pelle di Cosentino giocate diverse partite


                                                                         di Giovanni Alvaro      


Spesso il garantista viene confuso con l’innocentista dimostrando quanto, in questo campo, grande sia la confusione che regna anche tra la gente non condizionata da furori ideologici e da scelte a prescindere. 


Pretendere il rispetto delle regole e, quindi, il non arresto previsto dalle leggi, non implica contemporaneamente una valutazione sulla condotta penale del presunto reo. 
Valutazione che, tra l’altro, spetta solamente a chi ha l’incarico di gestire la giustizia.
Solo a condanna definitiva si sconta la pena perché, se il ‘presunto’ viene assolto, si è evitato che un innocente possa essere stato privato della propria libertà. 
All’inverso, invece, il forcaiolo è, in quanto tale, colpevolista a prescindere.  L’accusa del pubblico ministero (che egli chiama giudice perché non riesce a capire la differenza con chi invece è delegato a giudicare), per il forcaiolo è già sentenza definitiva e farebbe anche a meno della verifica che le procedure pretendono da parte di un giudice terzo. 
E ciò avviene soprattutto se il presunto reo è anche un ‘nemico’ politico.
Ma l’arresto preventivo provoca un’anticipazione della pena al colpevole riconosciuto tale, ma rischia di infliggere ad un innocente una gogna che, in quanto innocente, non si meritava.

La vicenda Nicola Cosentino e, prima ancora, le vicende di Alfonso Papa e Alberto Tedesco hanno plasticamente evidenziato quanto sopradetto. Tralasciando i manettari di professione, i nuovi forcaioli, con in testa gli ex cattocomunisti del PD, non sanno liberarsi dai condizionamenti di una piazza che, deficitaria di politica, non pretende altro che veder scorrere il sangue. I garantisti (riformisti, socialisti, moderati e, stavolta, per Cosentino di nuovo i radicali) non si sono fatti trascinare dagli ipotetici umori della piazza ma hanno assolto al compito di difesa dello Stato di diritto.

La misura di arresto deve essere usata per le sentenze definitive, mentre negli altri casi deve essere, come recita una legge dello Stato, una misura straordinaria da usare solo se esiste pericolo di fuga, di inquinamento delle prove, o pericolosità sociale. 

E se ciò vale per i semplici cittadini, perché non dovrebbe valere anche per i parlamentari? 
Forse perché una campagna di antipolitica (nella quale trovano posto le richieste di arresto di parlamentari), che sta massacrando le istituzioni del Paese e lo stesso vivere civile, terrorizza alcune forze politiche che vengono sospinte lentamente, ma inesorabilmente, ad abdicare al proprio ruolo di classe dirigente.

Ma il tempo è galantuomo e le pavidità registrate in passato hanno cominciato a ridursi, se è vero, come è vero, che è stato respinta la richiesta di arresto di Cosentino dimostrando responsabilità,  orgoglio, autonomia e voglia di riscatto della Camera per l’onta patita, qualche mese fa, con l’arresto di Alfonso Papa. 

Non sono però mancati i tentativi di strumentalizzazione, con sceneggiate costruite sulla pelle di un cittadino, qual è comunque l’on. Cosentino, finalizzate a giochi di potere interni alla Lega che, se fossero andati a buon fine (si fa per dire) avrebbero potuto mettere in discussione definitivamente l’alleanza politica tra Lega e PdL.

Ancora una volta la lungimiranza di Bossi, e il rapporto ch’egli ha con Berlusconi, hanno messo un freno a percorsi sfascisti, finalizzati solo alla conquista di spazi ‘concorrenziali’, ma oggettivamente non neutri per il futuro di una coalizione che forse molto presto dovrà misurarsi elettoralmente. 

Si è avuta l’impressione che, se del destino di Cosentino non importava nulla ai soggetti che spingevano per un voto d’arresto, si stesse segando il ramo su cui si stava appollaiati.

La vicenda comunque ripropone, ancora una volta, l’urgenza di riforme costituzionali per ripristinare realmente la divisione dei poteri e riportare il nostro Paese ad una civiltà giuridica smarrita da molto tempo. 

L’arresto dell’ex magistrato Alfonso Papa, per esempio, si è dimostrato cartina di tornasole di questa realtà. 
Quell’arresto, vergogna per chi lo ha deciso, non è servito a nulla, se non per crocifiggere il malcapitato.

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